Cervello umano vs cervello digitale: chi è il più forte?

L’IA è in continua evoluzione, ci dobbiamo convivere anche perché la usiamo sempre più per rendere la nostra vita facile: non possiamo più distaccarcene.

E’ comune pensare che procedimenti logici siano ormai stati raggiunti da complessi algoritmi ma in realtà il cervello umano è l’unico, di questi due elementi citati, a poter effettuare una qualsiasi azione basandosi su eventi precedenti, con il cosiddetto “multitasking”.

 L’Intelligenza Artificiale nasce appunto da questo presupposto: elabora dati numerici o alfanumerici non trovando l’alternativa proposta, bensì uno schema in continuo cambiamento fino all’”input” inserito da noi.

Lo schema non può essere considerato “logico”, andrebbe definito quindi “meccanicamente ripetitivo”, constatato che utilizza un sistema denominato “Machine Learning”, il quale effettua infiniti tentativi pur di arrivare all’”output” richiesto: come noi impariamo dagli errori l’IA fa infinite simulazioni e migliora ogni volta.

Tant’è che l’IA non possiede la nostra capacità di comprensione: per testarlo, alcuni scienziati provarono un indovinello con due rotaie, dove un treno in corsa continua sulla prima occupata da operai e l’IA deve scegliere se cambiare o no.

Durante vari tentativi l’IA non cambiò la rotaia, cercando di mantenere la velocità accumulata dal treno: ciò dimostra la superiorità umana nelle decisioni vitali e a volte affettive.

Gli LLM: l’IA può sbagliare.

   Le più complesse intelligenze artificiali hanno svariate e infinite linee di codice, per questo chiamate LLM, o Large Language Model.

   Possiamo prendere come esempio il comunissimo ChatGPT, che può elaborare elementi schematici con input verbale, normalissime parole o frasi da noi inserite, dividendoli in “Token”, sillabe di linguaggio computazionale non verbale che corrispondono, a volte, ad azioni intere, con concetti “inseparabili”.

 Se quindi chiediamo l’elaborazione di una parola complessa o aggiungiamo a procedimenti logici, quali indovinelli, elementi totalmente umani e per noi ovvi, abbiamo risultati diversi o sbagliati.

   Non programmati per conoscere il mondo, gli LLM sanno effettuare solo la propria programmazione, andando in tilt se non comprendono.

 Se usiamo però il codice di programmazione iniziamo un “secondo round” ad armi pari, risolvendo questo problema.

Le innate capacità umane(non proprio): il duello tra reti neurali.

A questo punto la differenza sembrerà ovvia, ma ci basta pensare alle varie similitudini.

 Umani e IA usano reti neurali simili, che però nel nostro caso introducono stimoli tattili o sensoriali, aggiungendo anche reazioni sentimentali o d’amicizia, che i “solitari” software non hanno.

Potremmo contrariamente paragonare i nostri pensieri a calcoli svolti dall’IA, che quindi, grazie agli stimoli sensoriali, conducono operazioni di calcolo estremamente complesse, dovendo correlare ad esse movimenti del corpo.

La musica “live” dei software e la nostra colonna sonora attuale.

Tutti ascoltiamo la musica, dall’alba dei tempi, è la nostra “colonna sonora”.

Molti suonano e più ancora ascoltano, ora tutti possono ascoltare un “proprio” brano grazie ai software appositi, a cui bastano poche indicazioni.

Se noi desideriamo ascoltare un nuovo brano dei Queen, gli stessi processi prima descritti entrano in funzione: tentativi infiniti riuniscono brani e caratteristiche comuni, così da prendere registrazioni e simulazioni componendo ed equalizzando: tutto ciò che un compositore fa lo si può fare con un tasto.

L’IA è un aiuto, non un sostituto

 Concludendo, noi umani non abbiamo creato i nostri sostituti intellettuali, ma aiuti, unità esterne: nulla dell’IA attuale è come noi, esseri evoluti negli eoni che devono sempre continuare ad esercitare la propria capacità intellettuale.

Luigi Parisi

Condividi l'articolo: