Sono abbastanza?

Quante volte ce lo siamo chiesto? 

Di fronte a un compito difficile, a un giudizio degli altri o persino  davanti allo specchio, c’è una domanda sembra che pesare più di qualsiasi altra cosa: “Sono abbastanza?”.  

Abbastanza brava, abbastanza intelligente, abbastanza bella,  abbastanza all’altezza della vita? Ma  abbastanza per chi? E soprattutto, chi decide cosa vuol dire “essere abbastanza”? Gli altri, ma chi?

Viviamo in un mondo in cui  i social network, la scuola, le aspettative degli altri e a volte anche quelle dei nostri  genitori ci mettono addosso una pressione enorme. E le loro aspettative diventano le nostre.

Guardiamo gli altri e vediamo solo il meglio di  loro: chi prende sempre ottimi voti, chi sembra sempre perfetto nelle foto. E così, inevitabilmente, ci  confrontiamo e ci sentiamo in difetto. 

La verità, è che non esiste una misura per essere “abbastanza”. Essere abbastanza non significa essere  perfetti. Significa accettare le proprie imperfezioni e conviverci perché in fondo nessuno è perfetto (lo  può essere solo ai nostri occhi) lavorare sui propri difetti e, soprattutto, riconoscere il proprio valore.  Significa capire che quello che siamo è unico e che non dobbiamo cambiare solo per piacere agli altri. 

E allora,  tu che stai leggendo, la prossima volta che sarai tentato di  chiederti se sei abbastanza, prova a  cambiare prospettiva. Chiediti: “Sto facendo del mio meglio?” “Sto rispettando chi sono?” Se la  risposta è sì, allora sei abbastanza, e anche di più. 

Ricorda: io so ed io valgo. il mondo non ha bisogno di una copia perfetta, ma della versione migliore  di te stesso. E quella versione, con i suoi pregi e difetti, sarà sempre abbastanza. 

Rita Capurso

immagine di Greta Pichichera

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