Summer camp, ore in compresenza, nuova didattica e rete tra scuole e aziende. Il ministro Bianchi avvia la transizione ufficiale verso un liceo moderno. Pareri di un maturando allo scientifico.
Studenti e studentesse, da pochi giorni è stato ufficialmente inaugurato il nuovo liceo scientifico TED, per la Transizione Tecnologica e Digitale, dalla durata di quattro anni piuttosto che cinque. Finalmente il sogno di un liceo scientifico che durasse di meno si realizzerà dal prossimo anno. La presentazione del nuovo indirizzo è stata effettuata qualche giorno fa dal ministro Bianchi e dall’organizzazione ELIS in diretta online. I cambiamenti che ci saranno punteranno al metodo di insegnamento, di apprendimento e di preparazione al mondo del lavoro. Per di più, verrà affrontato il tema cruciale della transizione ecologica e digitale; la prima molto cara a noi ragazzi di oggi, che contiamo innumerevoli attivisti impegnati nella lotta per un mondo ecosostenibile. Questa scuola permetterà di sfruttare il potenziale creativo dei giovani grazie ad un sistema efficace di alternanza scuola-lavoro. Le scuole che parteciperanno alla sperimentazione saranno 28, distribuite su tutto il territorio nazionale.
Da studente maturando in un liceo scientifico opzione scienze applicate, affascinato da questa iniziativa che speravo si realizzasse cinque anni fa, ho ricercato quali fossero gli effettivi cambiamenti rispetto all’indirizzo che frequento. Effettivamente, le modifiche toccano gli argomenti più discussi della scuola italiana, soprattutto per licei scientifici, come PCTO talvolta poco coerenti col percorso di studi, materie analoghe trattate in ordine diverso o semplicemente mancanza di lavori di gruppo. Per questo, Il Liceo TED pone come target principale il rinnovamento del metodo di insegnamento. Ma in che modo? Attraverso l’inserimento di lezioni in compresenza nel piano di studi, ovvero lezioni tenute da professori di materie affini. Questa metodologia permetterà agli studenti di avere una visione d’insieme degli argomenti trattati e di collegarli più facilmente, in vista dell’esame di stato. Ovviamente i professori seguiranno corsi di formazione per questa nuova didattica. Vivendo la normale didattica delle scuole attuali, non posso che condividere questa innovazione; in particolare trovo entusiasmante le ore di compresenza poiché, talvolta, per noi studenti risulta complicato avere il quadro completo di un determinato periodo storico studiato e le sue conseguenze sulla letteratura, arte e filosofia, proprio perché spesso gli argomenti vengono trattati in ordine diverso per materia. Non minore importanza riscontra la didattica in compresenza per le materie scientifiche: nasceranno lezioni di matematica applicata alla fisica o alla chimica, rendendo così la prima materia non solo un’astrazione, ma un modo per rappresentare il mondo. In particolare, la fisica sfrutta alcuni modelli matematici che, grazie alla compresenza dei professori, possono essere esplicate sul momento, colmando quel vuoto che talvolta si crea in questa materia. Nella mia esperienza, spesso è capitato di affrontare la teoria della fisica senza avere l’idea della matematica che ne è alla base, da cui si sono originati dubbi e lacune colmate in seguito attraverso uno studio individuale. Rimanendo sul tema scienza, verrà anche dato più spazio alle materie STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics), fondamentali per un inserimento nel mondo del lavoro ai giorni nostri. La novità delle lezioni in compresenza include dunque le materie umanistiche il primo biennio, e matematica e fisica il secondo insieme a Scienze della Terra e Chimica.
Ci si potrebbe chiedere come mai le materie di indirizzo – matematica e fisica – saranno affrontate insieme solo gli ultimi due anni. La risposta è che i modelli matematici su cui si fondano la fisica sono trattati solo gli ultimi anni di scuola in un liceo scientifico, per cui sarebbe inutile insegnare queste due materie i primi anni quando c’è poco in comune. Con l’approdo dei nuovi metodi più complicati della matematica appresi gli ultimi anni, allora si è in grado di spiegare i fenomeni fisici. Una scelta, questa, per cui esprimo il mio profondo assenso e che ritengo davvero efficace.
Non solo, ma alla didattica in aula si aggiungeranno altri momenti di apprendimento come workshop settimanali su temi specialistici, summer camp e tirocini in azienda e all’estero per l’apprendimento della lingua inglese. Si tratta di attività che stimo perché in grado di formare studenti che abbiano maturato anche una certa esperienza pratica. Non verrà abbandonata nemmeno la didattica digitale che verrà anzi sfruttata per collegare contemporaneamente tutte le aule degli istituti scolastici con docenti ed esperti di rilievo.
Inoltre, sono entusiasta di vedere partecipe la scuola che attualmente frequento, il Marconi-Hack di Bari, e che proprio sul suo sito propone una presentazione con il piano di studi completo del nuovo liceo per la sua scuola.
In conclusione, il nuovo liceo TED si presenta come un’ottima opportunità per formare nuovi studenti più pragmatici e aggiornare i docenti a nuovi metodi didattici. Confido molto nelle nuove attività di PCTO – che considero una debolezza nell’attuale sistema scolastico – a favore del tema della transizione ecologica e digitale. Vorrei altresì esprimermi sulla tematica della riduzione degli anni un po’ controversa per alcuni: non si tratta di semplice riduzione degli anni scolastici, ma di un cambiamento che investe la scuola e che finalmente propone una nuova didattica. Inoltre, in qualità di studente che si avvicina al percorso universitario che si concluderà al compimento di circa 25 anni, ritengo che occorra davvero formare i nuovi studenti il più presto possibile. Come ha affermato il filosofo e psicoanalista Umberto Galimberti in occasione di un’intervista con lo youtuber Marco Montemagno, “i giovani tra i 15 e 30 anni possiedono il massimo di potenza intellettuale” e quindi quale possibilità migliore può presentarsi per sfruttarla, sotto ogni aspetto, se non il nuovo liceo TED?
Marco Deninno