Il giorno 11 gennaio 2024 le classi terze del nostro istituto, nell’ottica della sensibilizzazione contro la criminalità, hanno assistito in auditorium allo spettacolo “Stoc Do” (Io sto qua) di Sara Bevilacqua.
Il toccante monologo riguarda la storia di Michele Fazio, un quindicenne di Bari Vecchia che ha tristemente perso la vita a causa della cruenta criminalità locale. In particolare il personaggio che agisce e che parla sul palco è Lella Fazio, la madre di Michele, che racconta il rapporto con il figlio, la situazione economica della famiglia, l’improvviso incremento dell’attività criminale in città, la morte del povero Michele e le continue proteste affinché venga fatta giustizia per la morte del ragazzo.
E’ da un po’ ormai che frequento un corso di teatro e, sebbene questo non mi renda assolutamente un esperto, mi sento di dire che l’attrice Sara Bevilacqua ha realizzato un lavoro assolutamente incredibilee che è riuscita a calarsi perfettamente nel personaggio, trasmettendo tante emozioni. Le risate, la rabbia, i momenti di panico e soprattutto la tristezza, sono tutti stati espressi alla perfezione, tanto che la stessa interprete è scoppiata a piangere verso la fine della rappresentazione. L’uso del monologo che, benché più difficile da rappresentare, offre una maggiore libertà interpretativa, ha contribuito all’elevata qualità dell’interpretazione. Anche la scrittura è stata realizzata in modo eccellente, rendendo lo spettacolo molto forte e carico di emozione. Io di solito non sono un tipo che piange mentre guarda film o assiste ad una pieces, ma devo dire che qui ci sono andato molto vicino. La descrizione degli ambienti era accennata ma sufficiente a ricreare il giusto contesto; gli oggetti di scena erano ridotti allo stretto necessario: una sedia, un tavolo, un bicchiere d’acqua e una tendina bianca come sfondo; l’uso del dialetto barese qua e là ha reso il tutto più realistico; il ricorso ad alcuni effetti di suoni e luce ha permesso di rafforzare e dare più importanza alla scena della morte di Michele, facendo sussultare l’intero auditorium.
Dopo lo spettacolo abbiamo avuto l’occasione di incontrare Lella, la mamma di Michele, in carne ed ossa, di ascoltare la sua testimonianza e di rivolgerle alcune domande.
La “vera” Lella ci ha parlato della sua vita, ha condiviso con noi il suo dolore, ferita ancora aperta, e le sue idee sulla vicenda come madre di una vittima innocente di mafia nella nostra città di Bari.
E’ stata una bellissima esperienza, una boccata d’aria fresca di cui noi studenti abbiamo bisogno ogni tanto per uscire dalla comune monotonia scolastica e soprattutto per interessarci di quanto accade al di fuori delle nostre vite spesso solo a pochi passi da noi.
Marco Zizzi