Ormai tutti sanno che il 25 novembre è la giornata contro la violenza sulle donne, ma, alla fine, pochi ne comprendono il vero significato e lo mettono in atto.
Ne sono la dimostrazione tutti i femminicidi commessi negli ultimi anni, in Italia e nel mondo.
Quest’anno nel nostro Paese sono state uccise 106 donne e Giulia è stata la vittima n. 105. Ci sarà mai un giorno in cui potremo dire “i femminicidi sono scomparsi”?
Per il momento la risposta è NO.
Perché, proprio il telegiornale, nelle ultime settimane ci informava di una notizia che ci ha lasciati tutti a bocca aperta.
“Gli ex fidanzati Giulia Cecchettin e Filippo Turetta di anni 22 sono scomparsi e le loro famiglie non riescono a ricontattarli” – oppure ancora – “Col passare dei giorni nessuna traccia di Giulia e Filippo, probabile fuga?” Per giorni abbiamo sperato che fosse così, un allontanamento volontario.
Sta di certo che un testimone si fa avanti e racconta di aver visto Filippo aggredire Giulia per poi trascinarla nella sua auto, una Punto nera. Una grossa chiazza di sangue caratterizza quel tratto di strada e fa pensare a qualcosa di grave.
Da quel momento parte un mandato internazionale per poter salvare la ragazza dal rapimento, ma nessuno riesce a trovare quella macchina.
Gli inquirenti iniziano a pensare che Filippo e Giulia non siano più sulla stessa auto e si inizia anche a temere il peggio…
Purtroppo le speranze si spengono la mattina del 18 novembre, quando un cane molecolare trova il cadavere di Giulia vicino al Lago Barcis (PN).
Intanto Turetta, passando per l’Austria, è arrivato sino in Germania, ed è lì che la polizia tedesca lo intercetta e riesce finalmente ad arrestarlo.
A seguito dell’estradizione in Italia Filippo, davanti al pubblico ministero che lo ha interrogato, ha dichiarato “Ho fatto una cosa orribile, la volevo per me, lei scappava, io l’ho rincorsa e uccisa”, confessando quindi il femminicidio.
A mio parere il delitto è stato premeditato, poiché sono state rinvenute moltissime prove che lo dimostrano, come scotch, sacchi per la spazzatura con i quali il colpevole ha ricoperto il corpo della vittima, un coltello (presunta arma del delitto) nell’auto del giovane, e un misterioso libro per bambini, regalato da Filippo a Giulia pochi mesi prima del tragico accaduto, vicino al cadavere.
Filippo Turetta aveva sviluppato una vera e propria ossessione per Giulia e non aveva accettato che la ragazza lo avesse lasciato. Inoltre, qualche giorno dopo la scomparsa, Giulia si sarebbe laureata in ingegneria biomedica e si sarebbe trasferita in Emilia Romagna per frequentare un corso di fumetti, visto il suo talento nel disegno. Tutto questo non piaceva a Filippo.
Diversi testimoni raccontano che aveva preso l’abitudine di seguire la sua ex fidanzata e che non mangiava a causa della depressione; in alcuni audio inviati alla ragazza, minacciava addirittura di togliersi la vita se Giulia non fosse ritornata da lui. Giulia si sentiva in colpa, non sapeva cosa fare; non aveva paura per se stessa, ma temeva che Filippo facesse un gesto estremo. Purtroppo non ha chiesto aiuto a suo padre, che magari avrebbe potuto aiutarla a non frequentare più quel “bravo ragazzo”, nemmeno come amico.
Giulia era una ragazza eccezionale, piena di speranze: nonostante la perdita di sua madre l’anno scorso, l’unica cosa che voleva era spiccare il volo, vivere la sua vita e realizzare i sogni per cui aveva sempre studiato. Ma un mostro le ha spezzato le ali.
Adesso Giulia vola libera insieme a sua madre, sicuramente più felice e serena di quando stava con lui.
La storia della 105esima vittima di femminicidio italiana sembrerebbe finire qui, ma un’altra donna è stata aggredita dal marito soltanto qualche giorno dopo. Per fortuna la donna non è morta, ma resterà in una struttura protetta gestita da un centro antiviolenza.
Ognuno di noi dovrebbe capire che la violenza, sia fisica sia psicologica, è un metodo barbaro per risolvere le discussioni e che non si dovrebbe mai arrivare al punto di uccidere altri o se stessi, perché la vita è un diritto FONDAMENTALE di ognuno di noi e non va strappata via in pochi attimi con dei gesti squilibrati.
Infine, ciascuno di noi dovrebbe imparare ad accettare i NO e ad affrontare le sconfitte, capacità che si dovrebbero insegnare in famiglia sin da piccoli.
Arianna Manfredi
Disegno di Giulia Cecchettin