Forse gli adulti non lo sanno, ma spesso per le strade delle città si aggirano figure enigmatiche che si fa chiamare Maranza. Vestiti con abiti firmati e un’aria di sfida, questi giovani si muovono con una grinta che non passa inosservata e che nasconde un mondo non sempre limpido e amichevole.
I Maranza sono ragazzi che non vogliono passare inosservati. Dietro al loro “stile” e alla loro aria da passerella, celano una rabbia pronta a esplodere al minimo cenno di presunta provocazione.
Armato di coltellini nascosto nei vestiti di design, il Maranza e il suo gruppo sembrano vivere in una realtà parallela, dove la violenza è pronta a scatenarsi da un momento all’altro. Le sue parole sono come frecce avvelenate, cariche di volgarità e pronte a ferire chiunque osi sfidarlo.
Il Maranza sembra ignorare completamente il concetto di rispetto per l’ambiente e gli oggetti altrui: muovendosi con un’aria di superiorità, si compiace di trattare il mondo intorno a sé come un palcoscenico per la sua rappresentazione personale.
Il Maranza, infatti, possiede un arsenale di oggetti costosi che esibisce con orgoglio.
Ma cosa c’è dietro a questa vetrina di lusso? Forse una realtà più complessa di quanto appaia. Forse il denaro e gli oggetti non riescono a colmare un vuoto interiore, e sono solo una maschera per nascondere una fragilità che il ragazzo non vuole mostrare.
In giro con il suo gruppo di ribelli senza causa apparente, il Maranza sembra cercare costantemente risse e scontri per affermare la sua presenza. Ma dietro a questa facciata di provocazione, c’è forse una storia più profonda che attende di essere compresa, una voce nascosta tra le urla di sfida e le parolacce sferzanti?
Forse, ma non sta a noi scoprirla e neppure subirla.
Nicola Romito
disegno di Anna Amorisco