Recensione del libro Il mio segno particolare di Michele D’Ignazio
in collaborazione con il Centro Caponnetto – Municipio 2
Michele nasce il 7 Gennaio 1984 con una malattia rara. Ha un grande neo che si estende per tutta la schiena e che lui stesso definisce “mantello”, come quello di un supereroe. Se non rimosso, però, il “grande neo” causerà problemi molto gravi. Da lì nascono le avventure del piccolo protagonista dentro e fuori gli ospedali, che ci racconta della sua bizzarra vita a pois e di tutte le persone che gli sono state a fianco.
Lo scrittore narra con ironia delle difficoltà vissute, facendo diventare quel periodo ricco di ricordi speciali e di emozioni indimenticabili che hanno arricchito la sua vita.
Dalla lettura del romanzo emergono le descrizioni di tutti coloro che gli sono stati accanto. Per esempio, i genitori di Michele, che lo hanno sempre aiutato e sostenuto durante questo percorso. Inoltre, gli hanno sempre voluto bene semplicemente per quello che è sempre stato, nonostante la sua caratteristica. Il loro sostegno è stato importantissimo.
Un altro personaggio particolarmente rilevante è il dottor Standoli, perché ha salvato la vita di molti bambini, dimostrandosi infaticabile e sempre pronto a sostenere le difficoltà altrui. Infatti, Michele capisce di essere stato fortunato, perché ha trovato un dottore che gli ha salvato la vita. Questo fa sì che Michele ammiri immensamente i dottori perché lo hanno aiutato. Insomma il dottore migliore del mondo!
Sin dai primi capitoli il messaggio è stato chiaro e molto comprensibile.
Leggendo questa splendida storia abbiamo capito che si tratta di un eccellente invito a vivere con coraggio e speranza. Abbiamo anche scoperto, proprio come l’autore, quanto possono essere belle, in ogni circostanza della nostra vita, le particolarità di ciascuno di noi, che, a volte, vengono viste con occhi dispregiativi, ma che in realtà ci rendono unici.
Tutte le nostre riflessioni traggono spunto dalle frasi del libro che ci hanno colpito:
“Per molti anni ho avuto dei dubbi: ho pensato che quel mantello non mi facesse volare. Credevo che mi tenesse ancorato alla realtà di essere speciale. Ma mi sbagliavo.”
“Ogni ostacolo può trasformarsi in un’opportunità di crescita e maturazione”.
“Se non fossi diventato scrittore, avrei fatto il medico!”
Il messaggio è, infine che non bisogna arrendersi mai e che bisogna sempre guardare le cose dal lato positivo.
Leonardo Loconte, Arianna Manfredi, Matteo Petrangelo
Disegno di Giuliana Buono realizzato con Ibis Paint X