“I partigiani non sono eroi, hanno solo scelto da che parte stare: la cosa importante è scegliere”, queste sono state le parole di Michele Mancini, ex partigiano che, da dodicenne, ha salvato Bari dall’occupazione tedesca, nel 1943.
Il 19 aprile, nella Sala Consiliare del Comune di Bari, abbiamo avuto il piacere di assistere ad una discussione riguardante il libro di Lucia Vaccarino e Stefano Garzaro “O bella ciao”. Tra le pagine di questa raccolta di storie partigiane spesso poco note, troviamo anche quella di Michele Mancini.
Con un suggestivo discorso, che ha provocato la commozione dello stesso ex partigiano, ci è stata raccontata la situazione di Bari nei giorni subito precedenti e subito successivi all’armistizio dell’8 settembre tra Germania ed Italia: il generale Bellomo, allora garante della sicurezza della città, richiese l’aiuto di tutti i baresi per la difesa del porto, dove si pensava stessero per sbarcare i tedeschi. Quella stessa mattina, cinque ragazzi incontrarono un gruppo di Alpini che affidarono loro la sorveglianza dell’arco di Viale Venezia, ritenendolo un luogo tranquillo, tale da poter essere messo “nelle mani” di dodicenni.
Proprio da lì, inaspettatamente, i tedeschi tentarono, però, di addentrarsi nella città: Michele Mancini, senza pensarci due volte, insieme agli altri ragazzi, scagliò delle bombe a mano contro i carro armati degli invasori: questo gesto viene ancora oggi ricordato come una tra le prime forme di Resistenza in Italia.
Dopo la guerra Michele Mancini si trasferì in Valle d’Aosta e la sua impresa venne quasi dimenticata; quando tornò a Bari, ormai adulto, si sentì in dovere di portare la sua testimonianza nelle scuole e quindi di renderla pubblica.
Oltre alla presenza fisica di Lucia Vaccarino e a quella di Michele Mancini, in collegamento online, hanno partecipato all’incontro anche diversi esponenti dell’A.N.P.I (Associazione Nazionale Partigiani italiani), che ci hanno parlato del concetto di “staffetta antifascista” e dell’etimologia della parola “partigiano”.
Anche se attualmente non corriamo rischi concreti di ricadere nel fascismo, è importante che la memoria della Resistenza venga tramandata, come in una staffetta, tra le generazioni, affinché conservando il ricordo di ciò che è accaduto, non rischiamo di tornare vittime di un regime. Quanto alla parola partigiano, questa deriva dall’idea del “prendere parte”, che è ciò che ciascuno di noi, sempre, deve fare per essere davvero un cittadino degno di questo nome.
L’A.N.P.I, sfortunatamente, andando avanti col tempo vede i suoi componenti diminuire di numero, in quanto troppo spesso si vede la lotta al fascismo come un argomento lontano dalla vita del cittadino, anche se la nostra stessa repubblica, tra i suoi principi portanti, ha proprio quello dell’antifascismo.
Dunque se qualcuno volesse “prendere parte” alleghiamo il sito ufficiale dell’A.N.P.I: https://www.anpi.it/
Nel frattempo, buon 25 aprile a tutti!
Rebecca Albrizio
Ivan Carlucci