Rappresentare la vita di Giovanni Falcone riproducendo tutto fedelmente non è certo facile, ma a darne una nuova e significativa versione è stata la compagnia Oltre Palco con il suo spettacolo “Qui non si vendono più bambole”, andato in scena giovedì 23 febbraio nell’ auditorium della nostra scuola.
Per questo spettacolo, tratto dal libro “Per questo mi chiamo Giovanni” di Luigi Garlando, si punta di più ai messaggi che a tutto il resto.
Infatti gli attori erano vestiti con un gilet nero e sulla scenografia bianca rappresentavano in parallelo la vita di Giovanni, bambino di Palermo, che ripercorre insieme al papà quella del giudice Falcone, morto il giorno della nascita del ragazzo.
I ragazzi della compagnia camminavano per il palco e rappresentavano metaforicamente le scene più significative della storia.
Si è parlato di mafia facendo un parallelismo con il bullismo in ambito scolastico, infatti le azioni e le prepotenze degli uomini d’onore vengono paragonate a quelle dei bulli.
Il dibattito successivo allo spettacolo è stato piuttosto breve e questo mi è dispiaciuto, però poi abbiamo continuato a parlarne un po’ anche in classe.
La cosa che mi ha colpito di più è stato l’utilizzo delle scarpe che erano un po’ il filo conduttore della storia.
La regista ci ha spiegato che in ogni spettacolo della compagnia si sceglie un oggetto con cui narrare la storia e che per questa rappresentazione teatrale ha scelto le scarpe, soprattutto perché servivano i lacci che uniti tra loro formavano una rete a simboleggiare quella mafiosa.
Questo spettacolo mi è piaciuto molto perché è stato semplice da comprendere ma ha centrato l’obiettivo, cioè quello di rappresentare il valore di una persona come Giovanni Falcone nella vita di tutti i giorni. Inoltre, ci ha fatto capire che noi abbiamo il dovere di conoscere e continuare a ricordare gli eroi che sono morti combattendo il “mostro”.
Beatrice Lapomarda