Il 4 ottobre ho avuto il piacere di assistere alla presentazione del nuovo albo illustrato “Prendi una lacrima, ” delle autrici Beatrice Masini e Lucia Scuderi.
L’ incontro è avvenuto alle ore 17:00 presso il centro diurno “Arca di Noè” alla presenza di diversi membri dell’ associazione Anto Paninabella Odv. Questa associazione è stata fondata da Angela e Domenico, genitori di una ragazza di 13 anni di nome Antonella, che, purtroppo, attraversando un momento di malessere molto intenso, si è tolta la vita qualche giorno prima del suo quattordicesimo compleanno.
I genitori, ignari della situazione, hanno trovato, dopo la morte della figlia, alcuni scritti in cui Antonella raccontava il proprio stato d’animo e si apriva esprimendo i suoi sentimenti, il suo profondo disagio e la sua grande sofferenza. Dopo il racconto da parte dei genitori, straziante e commovente, ho avuto l’opportunità di porgere una domanda alla madre: “Quando avete trovato il diario di Antonella, che cosa avete provato voi genitori?”.
Angela ha risposto così: “Abbiamo provato di sicuro la disperazione, perché pensavo di conoscere bene mia figlia, ma quando ho letto il suo diario mi sono accorta che non era così. Vedevo Antonella come una ragazza solare, ma solo dopo ho capito che stava attraversando un momento difficile e triste, purtroppo nascondendolo sotto la maschera della felicità”.
La vicenda di Antonella ha ispirato l’albo illustrato “Prendi una lacrima”, a cui hanno partecipato alcuni bambini del Centro Diurno che, conoscendo la vicenda, hanno realizzato una serie di disegni e frasi che sono state utilizzate nel libro.
Una frase presente nell’albo che mi ha particolarmente colpito è stata questa:
“ Prendi una lacrima. Se la condividi con me, peserà di meno”. Ciò sta a significare che se noi condividiamo il nostro malessere e il nostro stato d’animo con qualcuno non ci sentiremo mai soli. A tutti noi può capitare di vivere in un momento di tristezza e solitudine, l’errore da non commettere, ci insegna la triste vicenda di Antonella, è proprio chiudersi in un guscio e far finta di stare bene.
C’è sempre una persona fidata con cui aprirsi, a cui raccontare le nostre emozioni, i nostri sentimenti, ma anche uno stato disagio che stiamo vivendo; può essere un genitore, un parente, un amico, un sacerdote. L’importante è non rimanere mai soli con un fardello addosso che, se non raccontato e condiviso, può fare molto, molto male.
Giosuè Bennardo