Marzo 2020: ogni bambino giocava spensierato e ogni genitore ascoltava preoccupato il telegiornale che annunciava il peggioramento della pandemia…
“I numeri ci dicono che stiamo avendo una crescita importante delle persone in terapia intensiva e, purtroppo, delle persone decedute. Le nostre abitudini vanno cambiate, ora: dobbiamo rinunciare tutti a qualcosa per il bene dell’Italia. Sto per firmare un provvedimento che si può sintetizzare nella frase: “Io resto a casa!”
Queste furono le parole che Giuseppe Conte pronunciò a reti unificate la sera del 09 marzo 2020, quando iniziò il lockdown in Italia, ossia la chiusura di bar, ristoranti, cinema, parrucchieri, negozi d’abbigliamento, profumerie, uffici, scuole, e quando anche nel resto dell’Europa la vita si riempì di regole e restrizioni.
Nella settimana seguente gli studenti cominciarono a sentir parlare di Didattica a Distanza (DaD), cioè della possibilità/necessità di seguire le lezioni attraverso un dispositivo collegato on line con i propri insegnanti, anche se questa soluzione, almeno all’inizio, rivelò tantissime difficoltà:
- spesso le lezioni duravano poco, a causa dei problemi tecnici;
- per colpa dell’affollamento dei siti web utilizzati da tutti gli studenti italiani, bisognava riadattarsi ogni giorno ad una nuova piattaforma e questo comportava una notevole perdita di tempo perché tutti, bambini e insegnanti, dovevano nuovamente imparare da zero ad utilizzare le applicazioni;
- in casa non sempre tutti avevano un proprio dispositivo a disposizione, ma dovevano dividerlo con fratelli e genitori in smartworking;
- si avvertiva il disagio dovuto alla mancanza di rapporti in presenza tra insegnanti e alunni e tra compagni stessi;
- gli insegnanti non riuscivano a capire davvero quanto i propri alunni capissero e studiassero e gli alunni non riuscivano ad imparare bene, soprattutto i bambini della scuola elementare:
Nel settembre del 2021 tutti gli alunni tornarono finalmente a scuola, ma con regole ferree: non ci si poteva abbracciare, avere compagni di banco, scambiare oggetti e merende e, in caso di un contagio, si ritornava in didattica a distanza o si rimaneva metà a scuola e metà a casa dietro ad uno schermo; ma la cosa più brutta era che maestre e ragazzi avevano il volto nascosto dalle mascherine ed erano irriconoscibili. La vita scolastica diventò molto difficile e lo è ancora, come dimostrano le seguenti testimonianze:
Anna (collaboratrice infanzia-primaria): i bambini dell’infanzia non portano la mascherina, per cui c’è rischio di contagiarsi e io ho paura di prendere il virus.
Giuseppe (collaboratore medie): se il greenpass dei collaboratori non è valido, questi non possono entrare perciò deve risultare negativo il tampone.
Edel (collaboratrice infanzia-primaria): ogni mattina dobbiamo mettere il gel disinfettante ad ogni bambino e usare il termo scanner per misurare la temperatura; inoltre, se qualche bambino si sente male, dobbiamo isolarlo nell’aula covid e chiamare i genitori. Per fortuna, da un po’ di tempo sono stati installati nelle aule dei depuratori d’aria, che sono davvero utili. Noi collaboratori non facciamo più fatica di prima, ma dobbiamo stare molto più attenti.
Maestra Francesca Di Terlizzi (Anna Frank): nell’epoca della DaD il nostro metodo di insegnamento/apprendimento è molto cambiato: è diventato “collettivo”, data l’impossibilità di avvicinarsi fisicamente ai singoli bambini. Abituarsi alle mascherine è stato difficilissimo, sia per gli alunni sia per noi insegnanti, che spesso abbiamo manifestato un affaticamento respiratorio e conseguenti mal di testa. L’unico aspetto “positivo” di tutto questo periodo è stato quello di farci usare con più sicurezza le nuove tecnologie, che possono esserci molto utili al di là della DaD.
Prof. Giusi Vitale (Michelangelo): il Covid ha cambiato molto il mio lavoro: prima facevo lavorare in gruppo i miei ragazzi, andavamo in laboratorio e passavo tra i banchi a controllare che tutti lavorassero nel modo migliore. Adesso non posso più farlo.
Maestra Anna (maestra di sostegno Anna Frank): c’è bisogno di maggiori attenzioni e responsabilità con i bambini, bisogna assicurarsi che si igienizzino le mani e che portino sempre la mascherina, e bisogna avere tanta pazienza con quegli alunni che non sopportano le misure di sicurezza come le mascherine.
Maestra Irma Dragonetti (maestra di sostegno Anna Frank): sono molto preoccupata, poiché seguo molti bambini, ma in particolare uno che in questo momento è in DaD e questo influisce sulla mia relazione con lui.
L’incubo della pandemia è durato più di due anni e dura ancora oggi, ma la speranza di un ritorno alla normalità si è concretizzato con l’arrivo del vaccino; proprio le insegnanti sono state tra le prime coraggiose a ricevere le dosi di vaccino e hanno riconquistato, insieme ai propri alunni vaccinati, la tranquillità per tornare in presenza. E adesso è anche finito lo stato di emergenza! Tutti lo vogliamo e desideriamo, per tornare alla normalità e a riconoscerci, scambiandoci ancora baci e abbracci.
Gli alunni della 5^ C (Scuola Primaria Anna Frank)