Sabato 8 febbraio, presso la biblioteca Iurlo a Bari, si è tenuta la presentazione del libro “Il ragazzo col palloncino rosso” di Antonio Fanelli, scrittore, regista e attore teatrale.
Si tratta di un docu-libro capace di smuovere le coscienze, poiché racconta in modo fedele la storia di Peppino Impastato, un ragazzo siciliano che decise di non seguire le orme del padre che apparteneva alla cosca mafiosa del boss Tano Badalamenti.
Peppino, a soli venti anni, ebbe il coraggio di infrangere le regole della mafia, mettendo il suo genio artistico a disposizione della lotta sociale e politica, in modo a dir poco rivoluzionario se pensiamo al contesto in cui operava, cioè la Cinisi degli anni ‘70, un paese siciliano molto arretrato.
La capacità di ironizzare sulla difficile realtà siciliana caratterizzò il metodo di Peppino Impastato, secondo il quale ogni azione politica è pervasa di arte, che insegna la bellezza alla gente per fornire un’arma contro la rassegnazione.
Per fare solo un esempio di questo suo metodo, Antonio Fanelli ricorda che durante una delle trasmissioni della sua emittente radio, il nostro coraggioso giornalista intervistò il cane del Sindaco del suo paese, attribuendo al cane le parole che il Sindaco non aveva il coraggio di dire!
Purtroppo Peppino diventò ben presto un personaggio “scomodo” e fu ucciso. Le indagini condotte sulla sua morte misero drammaticamente in evidenza la collusione tra la mafia e il potere: addirittura si cercò di far ricadere la responsabilità della bomba che poi lo avrebbe ucciso proprio su Peppino, accusandolo di essere un terrorista. Tuttavia, il ritrovamento delle sue mani intatte, a differenza del resto del corpo fatto a brandelli, costituì la prova del fatto che non era stato lui a deporre quella bomba.
Nel suo libro Antonio Fanelli pone l’accento su altri particolari molto significativi: l’aeroporto di Punta Raisi a Palermo – il più pericoloso al mondo in quanto la pista non rispetta la distanza di sicurezza dal mare da una parte e dai monti dall’altra – può essere considerato la “cattedrale della mafia” in quanto costruito con i soldi pubblici per volontà del boss Tano allo scopo di favorire il trasporto della droga prodotta nelle vicine raffinerie.
E fu proprio Peppino Impastato, sostenitore della non violenza, che lottò accanto ai contadini per ostacolare la costruzione di quella pista aeroportuale, stendendosi sui terreni espropriati e tentando con tutte le sue forze di impedire alle ruspe di distruggere gli sconfinati agrumeti, unica fonte di reddito per centinaia di famiglie oneste.
L’autore spiega anche che la mafia ha delle regole ben precise e che tra queste vi è quella che impone al padre di ammazzare il proprio figlio quando quest’ultimo non “obbedisce”. Il padre di Peppino tentò di proteggere il figlio dai mafiosi siciliani chiedendo aiuto ai parenti mafiosi americani. Ma il suo tentativo fu inutile: gli americani, infatti, mandarono in dono a Tano una cravatta, il cui nodo rappresentava, nel linguaggio mafioso, un avvertimento di morte nel caso in cui avesse fatto qualcosa di male a Peppino; il rifiuto di tale “dono” fu immediatamente seguito dall’uccisione prima del padre, e poi dello stesso Peppino.
Ancor più del padre, l’altro personaggio del libro straordinariamente rivoluzionario è Felicia, la madre di Peppino, coraggiosamente eversiva perché, sebbene inizialmente affiliata alla cosca mafiosa, successivamente intraprese la sua silenziosa lotta contro la mafia per far emergere la verità sull’uccisione del figlio, dimostrando con il suo esempio che è sempre possibile tornare indietro e scegliere la strada della giustizia.
Infine, l’autore spiega che il titolo del suo libro, “Il ragazzo col palloncino rosso”, dimostra che al giorno d’oggi ogni ragazzo che sceglie di inseguire il proprio sogno di giustizia e di lottare per combattere la mafia può far rivivere Peppino Impastato, esortando ognuno di noi ad usare tutti i mezzi a disposizione per combattere la criminalità organizzata e ad assumerci la responsabilità della risonanza mediatica dei messaggi che diffondiamo.
“Peppino è vivo e lotta insieme a noi” si legge sugli striscioni che ogni anno sfilano il 9 maggio a Cinisi, in occasione del corteo organizzato per mantenere in vita la memoria di Peppino, i suoi insegnamenti e le sue idee; per questo, come ci esorta un’altra figura iconica dei nostri tempi, Malala Yousafzai, “Prendiamo in mano i nostri libri e le nostre penne. Sono le nostre armi più potenti”.
Francesco Vassily Romito