Il crimine di non aver dato la possibilità di aprire gli occhi, di muovere i primi passi, di scomparire prima di nascere.
Ecco come si sviluppa un feto: 5 settimane: il cuore inizia a battere e iniziano a formarsi gli organi principali, come cervello e midollo spinale; 10 settimane: l’embrione diventa un feto; 12 settimane: la maggior parte degli organi è già formata.
Molte donne, in tutto il mondo, si sono sentite giudicate per aver scelto di interrompere una gravidanza, anche quando era passato pochissimo tempo dalla fecondazione. In Italia, la legge permette di abortire fino a 9 settimane (63 giorni) in ospedali pubblici, consultori o in day hospital.
Nella settimana del 17 aprile 2024, c’è stato un cambiamento importante: i consultori italiani ora possono collaborare con associazioni che “sostengono la maternità”. In realtà, queste sono spesso associazioni anti-aborto, che non supportano la scelta di interrompere una gravidanza.
Questo ha creato molte polemiche, perché in Italia non tutte le donne riescono ad accedere all’aborto con la stessa facilità. In alcune regioni, ci sono tantissimi medici che si rifiutano di praticarlo (obiettori di coscienza), quindi le donne devono spostarsi in altre città o regioni per poter esercitare questo diritto.
Abortire è una scelta difficile, intima e personale. Nessuna donna dovrebbe sentirsi colpevole o umiliata per aver preso questa decisione. Invece, a volte succede.
Per esempio, alcune donne sono obbligate ad ascoltare il battito del feto o devono parlare con consulenti che cercano di farle cambiare idea. Queste cose possono creare molto stress e senso di colpa.
Linda Feki ha raccontato la sua esperienza:
- All’ospedale San Paolo, un medico ha aggiunto settimane alla sua gravidanza per far sembrare il feto più grande e rendere più difficile l’aborto.
- Al consultorio Cardelli, ha scoperto che praticano aborti solo un giorno alla settimana perché negli altri giorni ci sono solo medici obiettori.
- Dopo l’operazione, si è sentita umiliata dal personale, e nessuno l’ha aiutata in un momento così difficile.
Chi è contro l’aborto dice che le donne potrebbero dare il bambino in adozione. Ma in Italia adottare un bambino è complicato:
- Bisogna essere sposati da almeno 3 anni, avere più di 25 anni e una buona situazione economica.
- Le coppie omosessuali non possono adottare.
- I bambini rischiano di passare molti anni in orfanotrofio prima di trovare una famiglia.
Questi aspetti, però, non vengono quasi mai raccontati dalle associazioni anti-aborto.
Un’altra cosa che fa riflettere è che, spesso, a parlare di aborto sono soprattutto uomini.
Il 18 aprile 2024, a Porta a Porta, sette uomini hanno discusso dell’emendamento che permette alle associazioni anti-aborto di entrare nei consultori.
Si parlava di donne, di quanto soffrano o di come vengano costrette ad abortire, ma nessuna donna era lì a raccontare la propria esperienza.
Anche all’AIFA (l’agenzia italiana del farmaco) il nuovo vertice è composto da soli uomini. Ma l’aborto riguarda principalmente le donne, quindi perché non c’è una maggiore rappresentanza femminile in queste discussioni?
Oriana Fallaci parlava di aborto già nel 1976, dicendo:
- “Noi donne restiamo incinte, noi partoriamo, noi rischiamo la vita. La scelta spetta a noi.”
- “L’aborto libero non obbliga nessuno ad abortire, ma permette a chi lo vuole di farlo.”
Dal 1976 a oggi, le domande e le risposte sembrano non essere cambiate molto. Le donne continuano a lottare per avere il diritto di scegliere.
Questo argomento è molto complesso e ognuno ha la propria opinione. La domanda è: la tua opinione è cambiata leggendo questo articolo?
Giulia Loseto