“Quando leggiamo, qualcun altro pensa per noi: noi ripetiamo solamente il suo processo mentale. È come quando lo scolaro impara a scrivere ripassando con la penna i tratti a matita del maestro. Dunque quando si legge ci è sottratta la maggior parte dell’attività di pensare. Da ciò deriva il sollievo palpabile quando smettiamo di occuparci dei nostri pensieri e passiamo alla lettura Durante la lettura, veramente la nostra testa non è che l’arena di pensieri altrui. Quando questi se ne vanno, che cosa rimane? Questa è la ragione perchè colui che legge molto e quasi tutto il giorno, e negli intervalli si riposa passando il tempo senza pensare, a poco a poco perde la capacità di pensare da sé.”
Questa affermazione è del filosofo Arthur Schopenhauer ed è contenuta nel suo libro “Parerga und Paralipomena” dedicato, tra gli altri, al tema della lettura come attività fondamentale nella vita spirituale dell’uomo. Ma è davvero così? Si tratta di un argomento molto discusso al tempo d’oggi, soprattutto tra noi giovani. Molti di noi non si interessano spontaneamente alla lettura, ma lo fanno solo se “costretti” dai maestri o dai professori; altri, invece, imparano ad avvicinarsi alla lettura fin dalla più tenera età perché invogliati dai genitori; altri ancora se ne accostano spinti dalla curiosità per un libro di cui si parla sui social o per quello visto in libreria dalla bella copertina colorata.
La maggior parte degli esperti ritengono che la lettura porti benefici alla nostra mente. Uno studio condotto dall’Università di Harvard, ad esempio, ha scoperto che chi legge (soprattutto gli appassionati di narrativa) è più empatico: a quanto pare i lettori comprendono meglio gli stati d’animo e le emozioni degli altri, interpretando con maggior precisione non solo le loro parole e gesti, ma persino le loro espressioni facciali.
Chi legge, inoltre, ha la possibilità di sperimentare molteplici stati d’animo positivi come il senso di libertà e di evasione: attraverso il subconscio, infatti, le sensazioni provate durante la lettura lo portano a evadere dalla realtà e suscitano in lui un senso di liberazione dai problemi della vita quotidiana. A sostegno di questa tesi possiamo riportare la citazione dello scrittore statunitense Paul Auster: “Leggere per me era evasione e conforto, era la mia consolazione, il mio stimolante preferito: leggere per il puro gusto della lettura, per il meraviglioso silenzio che ti circonda quando ascolti le parole di un autore riverberate dentro la tua testa”.
Sempre a sostegno del potere benefico della lettura, possiamo pensare al desiderio che pervade un lettore appassionato quando ha terminato un libro che gli è particolarmente piaciuto: farebbe qualsiasi cosa pur di rimanere in compagnia di quel libro, tanto che arriva a leggerne le parti che inizialmente aveva saltato come l’introduzione, le note biografiche sull’autore o la quarta di copertina. E cosa dire della nostalgia o della tristezza che si provano quando si arriva alla fine di un libro o di una saga? Di quella sensazione dolce-amara di non poter più leggere o “incontrare” i personaggi con cui si è passato tanto tempo? … I lettori più empatici sicuramente capiscono di cosa stiamo parlando, perché per molti di loro è davvero difficile, quasi doloroso, lasciar andare un personaggio amato o anche odiato durante la lettura di un libro o di una saga. Una citazione dello scrittore italiano Italo Calvino tratta dal libro “Mondo scritto e mondo non scritto” racchiude perfettamente quanto appena detto: “La lettura è un rapporto con noi stessi e non solo col libro, col nostro mondo interiore attraverso il mondo che il libro ci apre.”
E quando questo accade, quando cioè si legge con passione, si perde la cognizione del tempo che passa, non si ha più la consapevolezza che è tardi, che bisogna chiudere il libro, che sono ormai le tre di notte… Ma se la lettura è un piacere, come si fa a smettere? Non a caso Cesare Beccaria nei suoi Pensieri Diversi sostiene che ”ll miglior metodo per la lettura dei libri è quello di seguir la legge del piacere…” .
Ma la lettura può avere anche aspetti “negativi”?
Durate la fiera romana dell’editoria Più libri, più liberi-tenutasi a Romanel 2024- il giornalista e critico letterario Filippo La Porta ha messo in guardia contro i pericoli della lettura ossessiva: a tal proposito ha ricordato che Hitler aveva una biblioteca di oltre sedicimila volumi e leggeva un libro a notte. Beh, leggere in modo compulsivo come Hitler equivale a non leggere, è inutile se non addirittura dannoso. Solo chi legge in modo riflessivo ed equilibrato riesce a vivere una sorta di “effetto jet lag”, cioè quello straniamento meraviglioso che si prova dopo aver vissuto assieme ai personaggi dei nostri romanzi. Al contrario, il lettore che si butta a capofitto nei libri senza lasciarsene coinvolgere né cambiare potrebbe anche fare a meno di leggere…
In conclusione, possiamo dire che non è importante leggere ma leggere bene, che la lettura non è una questione di quantità bensì di qualità e che essa è una risorsa fantastica, un privilegio, un diritto che ci permette di sognare, vivere, gioire, soffrire, scegliere. Per dirla con le parole della scrittrice londinese Virginia Woolf: L’unico consiglio che una persona può dare a un’altra sulla lettura è di non accettare consigli, di seguire il proprio istinto, di usare la propria testa, di arrivare alle proprie conclusioni.”; “A volte penso che il paradiso sia leggere continuamente, senza fine.”
Asia Franciosa