Durante le mie vacanze estive ho letto PER QUESTO MI CHIAMO GIOVANNI di Luigi Garlando.
L’autore parla della mafia rivolgendosi ad un bambino e raccontandogli parte della vita di Giovanni Falcone. Il libro è ambientato in Sicilia, precisamente a Palermo, nel 2002.
La storia comincia con un papà che decide di festeggiare il decimo compleanno del figlio Giovanni in modo originale: saltando la scuola e andando in giro per Palermo, l’occasione per spiegargli finalmente il motivo per cui il suo peluche preferito, Bum, ha i piedi bruciati.
In realtà, durante la gita, il padre spiega a suo figlio cos’è la mafia e racconta la grandezza del magistrato Giovanni Falcone, che ha sacrificato la sua vita cercando di sconfiggere il “mostro”. Ogni volta che racconta un pezzo di storia si reca nel luogo in cui sono realmente avvenuti i fatti narrati. Il papà cerca di semplificare la storia in maniera tale da risultare comprensibile e da mantenere vivo l’entusiasmo di Giovanni: prende spunto dall’esempio di un bullo compagno di Giovanni per fargli capire cosa sia la sottomissione, spiega le varie cosche di Palermo paragonandole ad un carciofo e per far sì che il bambino ‘veda’ la storia del piccolo Giuseppe Di Matteo, che fu ucciso e poi sciolto nell’acido, gli mostra cosa succede ad un’aspirina nell’acqua.
Alla fine il papà confessa a Giovanni che anche lui in passato era stato vittima della mafia a cui pagava regolarmente il pizzo.
Ma il 23 maggio 1992 è cambiato tutto: vivere contemporaneamente la tristezza per la morte del giudice Falcone e la felicità per la nascita di suo figlio Giovanni lo hanno convinto a ribellarsi. Per questo, un giorno, i mafiosi gli hanno bruciato il negozio e per questo il piccolo Bum ha i piedi bruciati. Ma, soprattutto, per questo ha dato a suo figlio lo stesso nome di Falcone.
Questo libro mi è piaciuto perché l’autore in modo molto semplice e con una storia appassionante è riuscito a farmi capire cos’è la mafia, quanto può far male, quante persone buone sono morte per darci un futuro migliore e come anche noi bambini possiamo dare una mano per sconfiggerla.
È un romanzo che consiglierei a tutti perché mi ha fatto emozionare.
Maria Cristina Tetro