Qualche giorno fa sono andato al cinema con mia madre e mio cugino a vedere un film intitolato Il ragazzo dai pantaloni rosa, diretto dalla regista Margherita Ferri e ispirato a una storia vera. All’inizio non ero entusiasta di questa prospettiva, perché solitamente sono attratto dai film d’azione, ma ho comunque deciso di entrare in sala. Il titolo del film è legato all’episodio per cui la mamma del protagonista, a causa di un lavaggio sbagliato, tinge di rosa alcuni vestiti del ragazzo, fra cui un paio di pantaloni: lui decide di indossarli ugualmente, nonostante sappia che i suoi compagni potrebbero prenderlo in giro per questo.
Andrea, il protagonista della storia, è un ragazzo intelligente e sorridente, ha un fratello minore di nome Daniele, a cui tiene più che a tutti gli altri, e due genitori che non vanno molto d’accordo e litigano sempre. Quando questo accade, Andrea ne soffre, si chiude in camera con suo fratello e insieme ascoltano la musica per non pensarci.
Arrivato il primo giorno di terza media, i genitori di Andrea si svegliano tardi, così lui entra in classe in ritardo e questo basta perché tutti ridano di lui. In classe c’è un ragazzo, Christian, il più popolare della scuola. Ad Andrea risulta facile ritenerlo “amico”, perché ci scherza e con lui si diverte molto, ma Christian non è l’amico che lui si aspettava… un amico non ti inganna, sa quando smettere di scherzare e soprattutto non ti mette a disagio, né nei guai; quando proprio ci finisci, ti aiuta a venirne fuori dandoti buoni consigli e, soprattutto, un amico ti difende, se ne hai bisogno.
Andrea, purtroppo, reputa un amico il ragazzo sbagliato: Christian ha come unico obiettivo quello di aumentare la propria popolarità, anche a scapito degli altri; infatti, non esita a ridicolizzare Andrea pur di mettersi in mostra. Un giorno Christian lo inganna, dicendogli che alla festa di fine anno lui e quattro loro “amici” si vestiranno da prostitute ma, arrivati alla festa, solo Andrea è vestito così. Egli prova un senso di imbarazzo, di solitudine e di profonda delusione per essersi fidato della persona sbagliata, mentre tutti gli altri trovano la scena molto divertente. Christian e gli altri lo prendono in giro esclamando insulti omofobi e lo picchiano. Molti osservano divertiti o indifferenti. Questo e altri episodi minano la sensibilità di Andrea nel profondo, tanto da indurlo a compiere un gesto estremo.
Ripensando alla storia di Andrea, credo che la responsabilità nell’averlo ferito non sia stata solo di Christian e dei suoi compari, ma di tutti i presenti, che si sono limitati ad osservare divertiti o sono rimastri indifferenti, non sono intervenuti e hanno addirittura preferito girare video per riprendere la scena, per poterla rivedere e continuare a riderne.
Qualche volta tra noi ragazzi capita che si creino dei gruppi in base alle cose che si hanno in comune. Può succedere che, quando in un gruppo arrivano dei ragazzi nuovi, alcuni li prendano di mira per una caratteristica fisica o per un nome poco comune che fa rima con qualche altra parola buffa. A volte può essere divertente, ma bisogna fare attenzione. Questo film mi ha fatto riflettere sul fatto che tra ragazzi spesso si travisa il concetto di scherzo: si può parlare di scherzo quando si condividono una risata o una situazione buffa e l’allegria contagia tutte le persone coinvolte. La situazione cambia quando una delle persone diventa oggetto di una presa in giro continua, che la mette in imbarazzo e la fa sentire umiliata. In questo caso, bisogna avere l’intelligenza e la sensibilità di capire che non è più uno scherzo: se c’è anche una sola persona che non si diverte, è arrivato il momento di smetterla, fare un passo indietro, scusarsi e rassicurarsi con un sorriso o un abbraccio sincero.
Per fortuna, sono episodi che fra i miei amici non capitano spesso ma, quando mi è accaduto qualcosa del genere, ho sempre cercato di difendere e accogliere chi era in difficoltà, perché in passato mi è successo di non sentirmi a mio agio per gli atteggiamenti degli altri, quindi so cosa vuol dire.
Luca Augusto Basso