La Polizia di Stato a scuola.

Martedì 5 novembre, noi alunni delle classi seconde della scuola secondaria, ci siamo riuniti nell’auditorium, dove abbiamo avuto l’opportunità di incontrare due poliziotti che fanno parte della Polizia di Stato.
Con loro abbiamo parlato di un argomento di grande importanza che, purtroppo, viene trattato poco rispetto a quanto dovremmo discuterne: i pericoli che possiamo incontrare sul web.
Spesso gli adulti ci parlano delle diverse insidie che questo nasconde, ma questa volta abbiamo riflettuto in particolare sull’adescamento, che consiste nell’entrare in contatto con dei minori per provare ad ottenere foto e video da utilizzare in contesti pedopornografici.
Talvolta gli adescatori, tramite il ragazzino o la ragazzina alla quale scrivono, cercano anche di ottenere informazioni, foto o video dei loro fratellini o sorelline, magari promettendo trucchi, denaro da utilizzare in videogiochi on line o cose del genere.
I malintenzionati utilizzano semplici ma subdole tecniche, come scrivere in chat sui social o sui videogiochi, magari iniziando la conversazione con una semplice domanda, ad esempio “Come ti chiami?” o “Come stai?” per non destare alcun sospetto.
Il fenomeno degli adescamenti avviene molto facilmente dato che chiunque ha la possibilità di nascondersi dietro uno schermo e spacciarsi per un’altra persona.
A noi ragazzi piace molto l’idea di poter condividere le nostre vite con gli altri perché il gruppo alla nostra età è davvero fondamentale; la rete, quindi, viene considerata un luogo meraviglioso nel quale esprimerci e mostrarci.
Proprio questo aspetto, però è molto pericoloso, dato che pubblicare sui social significa condividere tutto con tutti, compresi ovviamente i malintenzionati.
Il web è malsicuro anche perché anche le informazioni che decidiamo di non condividere o che eliminiamo direttamente dal nostro smartphone non resteranno comunque private, visto che internet è un’unica rete di informazioni e che queste, una volta condivise, rimangono lì anche se crediamo di averle cancellate.
Un solo “click” può davvero rovinarci la vita, quindi è importante essere a conoscenza dei rischi a cui andiamo incontro navigando “in rete”, per proteggere noi e le persone alle quali vogliamo bene.

E. Belviso, V. Maino

disegno di E. Belviso

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