La guerra tra Israele e Palestina vista con gli occhi di un adolescente occidentale.

Abbiamo scelto di documentarci e scrivere su un tema così delicato e da “grandi” perché una delle
nostre professoresse ogni volta che solleviamo questioni di vario tipo in classe, afferma in modo
ironico, che sicuramente la nostra scaramuccia avrà più rilevanza, tra le notizie mondiali, del
conflitto tra Israele e Palestina e dunque eccoci qui a scriverne dopo esserci informati.

Per comprendere bene le cause del conflitto tra Israele e Palestina, bisogna tornare all’anno 1948,
momento in cui è nato il paese di Israele: tale zona era abitata da ebrei e arabi palestinesi. Il
problema principale, che in qualche modo ha da sempre alimentato il conflitto tra Israele e
Palestina, è che entrambi i popoli si sono ritrovati a competere per il controllo di queste terre anche
per questioni religiose: la città di Gerusalemme, sacra per ebrei, musulmani e cristiani, è sempre
stata al centro delle tensioni perché ognuna di queste fedi religiose rivendica il controllo su siti sacri
nella città. A livello generale, ciò che possiamo dire è che Israele possiede un territorio delimitato e
riconosciuto a livello internazionale. Questa situazione rende assai complessa la creazione di
confini definiti e anche la possibilità di vivere in pace. Per striscia di Gaza si intende il territorio
dove si erano insediati i profughi palestinesi scappati a causa della guerra arabo-israeliana del 1948.
Attualmente nella Striscia di Gaza vivono più di due milioni di palestinesi, una delle aree con la
densità più alta al mondo, ma l’accesso ad essa è rigidamente controllato, tanto che persone e merci
possono entrare e uscire solo con il permesso del governo israeliano. Al momento la situazione si è
ulteriormente complicata, infatti il conflitto si è esteso anche ad altri Paesi come il Libano e l’Iran.
Ci teniamo a ricordare, tuttavia, che questa è un’estrema sintesi dell’origine del conflitto tra Israele e
Palestina. La storia è molto più lunga, difficile e in alcuni momenti anche più brutale di quanto è
scritto qui sopra. In questo senso è giusto ricordare che Hamas non è sinonimo di Palestina e che
quindi non si può dire che tutti i palestinesi si riconoscano nei suoi metodi. Il bilancio di questi
attacchi è drammatico, sconvolgente. A seguito di tutto ciò sono stati infatti registrati tantissimi
morti, feriti e ostaggi e purtroppo allo stato attuale è praticamente impossibile immaginare come
continuerà e cosa comporterà il conflitto tra Israele e Palestina. Sfortunatamente è un vero e proprio
inferno. C’è chi crede che sia il frutto di decenni di discriminazioni e di bombardamenti nonostante
siano state dichiarate illegali dalle Nazioni Unite, di povertà, di fame, mancanza di scuole, di
elettricità e molto altro ancora. Qualunque sia la motivazione, un’azione come questa non è di certo
giustificabile, perché è tremenda e catastrofica, soprattutto quando a rimetterci sono i civili.

Alessandro Piccininno e Samuele Capodiferro

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