Ad alcuni potrà sembrare un argomento banale o scontato e magari, leggendo il titolo del mio articolo, penseranno “Che noia, un altro articolo sull’adolescenza!”. Ma io, da adolescente, vi assicuro che non si dovrebbe mai smettere di parlarne. Sì, perché è di questo che noi altri abbiamo bisogno: che se ne parli, che ci si immedesimi, che si provi a capire e, soprattutto, che ci si rispetti.
Essere adolescenti è difficile, è complicato, a volte è frustrante, spesso genera stanchezza e tanta confusione… Alcune nostre abitudini o tendenze – come fumare, sbattere la testa o i pugni contro il muro, tagliarsi, partecipare a challenge imbarazzanti su TikTok, fissarsi con certe tendenze estetiche, seguire regimi alimentari estremi, imitare alcuni influencer senza pensarci troppo, postare frasi emotivamente drammatiche (tipo “la mia vita è un disastro”, “basta: la faccio finita”) – sono considerate dagli adulti assurde, prive di buon senso, stupide. Ma io invito questi adulti ad andare oltre, a guardare dietro le apparenze, ad accorgersi che noi spesso ricorriamo inconsciamente a questi modi “stupidi” per comunicare quello che non riusciamo a comunicare con le parole.
Qualche tempo fa ho letto una frase che mi ha molto colpita: “L’adolescente non vuole essere capito, ed è per questo che si lamenta tutto il tempo di essere frainteso. (Stephen Fry)”.
Beh, Stephen ha proprio ragione! A volte sembra che nessuno capisca davvero cosa proviamo. I grandi pensano di sapere tutto, ma quando cerchiamo di spiegare cosa sentiamo o perché siamo arrabbiati, impauriti, confusi, sembra che non ci ascoltino davvero. E poi, quando cerchiamo di fare le cose a modo nostro, se la prendono o ci dicono che stiamo sbagliando. Forse è vero che non vogliamo essere capiti, perché non ci piace quando cercano di spiegarci le cose come se fossero facili. È tutto molto più complicato di come lo vedono loro! Insomma, noi vorremmo soltanto qualcuno con cui parlare a ruota libera, senza sentirci giudicati, qualcuno che ci stia accanto e ci guardi negli occhi, non dall’alto.
Fabiola Barracane