La filogenesi dei pinguini inizia con l’estinzione dei dinosauri non aviani, anche chiamata estinzione K-Pg (Cretaceo – Paleocene), 66 Mya. Con questo evento, oltre che alla dipartita degli arcosauri più famosi, ci fu anche la scomparsa dei più grandi predatori marini: gli oceani si svuotarono dei giganteschi ittiosauri, plesiosauri e di altri predatori marini.
Alla natura però non piace lasciare spazi vuoti. Tra 70,8 e 66 milioni di anni fa c’è stata la comparsa degli Sfenisciformi, cioè dei pinguini. Essi si sono evoluti da antenati volanti e nello specifico da antenati in comune con i Procellariformi. Questi uccelli selezionarono uno stile di vita acquatico, data l’assenza dei predatori del mare che ho citato prima, e data la disponibilità di una nuova risorsa alimentare: il pesce. Tutto ciò portò a diversi adattamenti anatomici che favorissero il nuoto e il movimento in acqua, come l’ispessimento delle ossa per combattere il galleggiamento e un corpo più tozzo e meno aerodinamico; insomma, tutto ciò che era buono per volare fu pian piano cancellato. Il fossile di pinguino più antico che abbiamo risale all’inizio del Paleocene, 62 Mya, e proviene dalla Nuova Zelanda. Si tratta di Waimanu manneringi, un piccolo animale che somiglia più ad una moderna strolaga incapace di volare che ad un pinguino vero e proprio. Purtroppo non abbiamo ancora trovato dei fossili che ci illustrino la transizione dei pinguini da volatori a nuotatori. Fatto sta che alcuni pinguini diventarono veramente grandi e grossi. Alcuni generi come Kumimanu, Crossvallia e Anthropornis raggiunsero anche più di 80 chili di peso e i 2 metri di altezza. Particolarità tra le specie più grandi è Icadyptes, che presenta un piumaggio più casual rispetto ad altri pinguini.
Giovanni Deperte (Liceo Classico Socrate)