Molto spesso ci ripetono la frase “La vita è preziosa”: ce lo dicono i nostri genitori, le persone che tengono a noi, e perfino la cantante vincitrice del 74° Festival di Sanremo, Angelina Mango ripete lo stesso concetto nella sua canzone “La noia”, con la frase “E mi hanno detto che la vita è preziosa” e poi aggiunge “Io la indosso a testa alta sul collo”.
Grazie al progetto omonimo “La vita è preziosa” della Cooperativa Sole&Luna del Municipio 2 della nostra città, in questi ultimi tre mesi abbiamo avuto l’opportunità di riflettere molto su questa frase.
Abbiamo partecipato con molto interesse ad otto incontri durante i quali abbiamo imparato ad apprezzare l’importanza della vita e a fare tesoro di tutto quello che ci riserva ogni istante, vivendola in maniera formidabile, soprattutto senza far uso di sostanze stupefacenti e senza entrare in una dipendenza, dalla quale non è per niente facile uscire.
Le attività sono state varie e coinvolgenti. Abbiamo avuto modo di conoscere storie di ludopatie e di dipendenza, di riflettere sui pericoli dell’uso di alcol e droga alla guida, di studiare le leggi statistiche e fisiche connesse al fumo e ai giochi d’azzardo e di sperimentare le energie positive per risolvere un’escape di gruppo. Abbiamo avuto l’occasione preziosa di ascoltare le esperienze degli ospiti di una comunità terapeutica e del personale specializzato come assistenti sociali e psicologhe. Infine l’incontro finale è stata un’occasione di confronto e di sano divertimento tra classi di diversi istituti della nostra città.
Prima di tutto, è bene chiedersi: che cos’è una dipendenza?
Una dipendenza è un semplice comportamento che col passare del tempo si trasforma in una ricerca continua, eccessiva ed ossessiva di qualcosa che può rivelarsi molto dannosa per l’essere umano, senza la quale non si può fare più a meno e non si riesce più a vivere dignitosamente.
Ci sono diversi tipi di dipendenze: alcol, fumo, gioco, droghe, persino dipendenze affettive, senza dimenticare anche le dipendenze da farmaci.
Questi ultimi, se usati in modo sbagliato, possono portare alla morte o per lo meno a gravi danni.
L’appuntamento che più mi ha più colpita riguarda le testimonianze di alcuni ragazzi ospiti della Comunità terapeutica di Gioia del Colle, che hanno vissuto in prima persona l’esperienza della dipendenza.
In linea generale il percorso terapeutico non solo ha lo scopo di disintossicare, ma ha l’intento di rendere gli ospiti sempre più autonomi e di dar loro la possibilità di recuperare un posto nella società. Si parte da una riflessione sulle esperienze personali di ognuno, con l’intenzione di dare ascolto alle problematiche psicologiche e ai motivi che hanno condotto all’uso di sostanze.
La prima testimonianza è stata quella resa da Marta che si è raccontata come una ragazza molto timida quando era alle scuole superiori. Infatti, per farsi accettare e far parte di un gruppo, aveva iniziato a fumare canne e a frequentare persone più grandi, fino ad entrare in una dipendenza da stupefacenti.
Accorgersi delle dipendenze non è facile. Non lo è stato neanche per Marta che, quando se n’è accorta, ha deciso di trasferirsi presso la Comunità di Gioia del Colle, andando via dalla sua casa di Roma. Avrebbe potuto scegliere una comunità terapeutica distante pochi chilometri da casa sua, ma ha scelto di allontanarsi per non ritornare alla sua vita “squilibrata” e alle sue vecchie e cattive amicizie. Oggi è in comunità da diciotto mesi e continua il suo percorso, fiduciosa nella sua “guarigione”.
Successivamente, la seconda testimonianza è stata quella di Fabrizio, un ragazzo che, alle scuole superiori, era considerato diverso dagli altri, perché indossava le catene e suonava in una band rock e, per questo, molti lo prendevano in giro e lo denigravano. Solo con i suoi amici, quelli della band, non si era mai sentito a disagio. Molto probabilmente, a causa di questo suo disagio, aveva iniziato a fare abuso di alcol, disinteressandosi alla musica ed entrando in una dipendenza, perchè l’alcol lo aiutava nelle relazioni sociali.
Quindi, anche lui oggi è in comunità da otto mesi.
La comunità terapeutica è un luogo dove le persone fragili o rese fragili dalle dipendenze intraprendono un percorso di vita nuovo e regolare della durata minima di tre anni.
Il periodo di permanenza può aumentare se l’ospite pensa che stare ancora in comunità possa aiutarlo a guarire di più. Man mano che si sta in una comunità e si rispettano le regole, si avanza “di livello di fiducia” e si ottengono maggiori libertà.
Per esempio, Marta e Fabrizio ogni tanto possono usare il cellulare (che in comunità è bandito, poichè potrebbe riportare a ricontattare le vecchie e brutte amicizie che li hanno condotti alla dipendenza) oppure fare delle gite di uno o più giorni a seconda del tempo in cui sono stati in comunità.
I nostri nuovi amici hanno risposto con serenità alle nostre tante domande e curiosità su un mondo fino a quel momento sconosciuto. Ci hanno raccontato che la comunità è formata da delle casette in cui vivono circa cinque persone, dove si formano piccole famiglie.
Ognuno può occuparsi, secondo una turnazione, di varie attività, come l’orto per Marta, la cucina per Fabrizio ed altre ancora.
Molte volte i ragazzi chiedono il permesso di portare il loro animale domestico, perchè li fa stare bene e li fa sentire meno soli, ma non sempre è possibile, poichè in comunità ci sono già molti cani e gatti abbandonati.
Da questo incontro e dall’intero percorso ho imparato che niente è più prezioso della vita, un dono infinito, che dobbiamo conservare e rendere un capolavoro.
Come ci ricorda la Cooperativa Sole&Luna, “Quando ti alzi la mattina, ricorda quale prezioso privilegio è essere vivi: respirare, pensare, provare gioia e amare.
Non me la fumo, non me la bevo, non me la gioco!”
Arianna Manfredi