Cari lettori, vi scrivo per parlarvi oggi di un film molto famoso che di sicuro molti di voi avranno avuto occasione di vedere, cioè “C’è ancora domani”, di Paola Cortellesi. Questo film è stato un vero campione di incassi che ha sbancato i botteghini.
Per chi non ne fosse a conoscenza il film racconta le vicende di una famiglia degli anni 40’, dominata ancora dall’idea del maschilismo; infatti, non sono pochi i riferimenti a questa mentalità nella storia. La protagonista, chiamata Delia, è costretta ogni giorno a subire violenza da parte di suo marito Ivano, che viene giustificato ogni volta con il pretesto di aver combattuto due guerre.
Durante il corso del film però, avremo modo di prendere coscienza del fatto che la mente di questa famiglia in realtà è proprio Delia, che grazie all’ingegno riuscirà a manovrare come una brava marionettista i membri della sua famiglia.
Penso che questo film non racconti solo la semplice storia di Delia e della sua famiglia, ma ci illustri in modo a dir poco eccezionale la mentalità dell’epoca, pregna di maschilismo che relega la donna esclusivamente al ruolo di moglie e madre, come infatti viene messo in evidenza nel film, qualsiasi lavoro faccia una donna, a prescindere da quanto lavori lì, e dalla qualità del suo lavoro, sarà sempre l’uomo che avrà uno stipendio migliore, un trattamento migliore ed un elogio migliore.
Inoltre, il finale non è per nulla scontato poiché credo che molti di noi abbiano creduto che la lettera misteriosa che verso la metà del film Delia riceve sia stata mandata dal suo amico meccanico, che la ama. Successivamente si scoprirà che quella ricevuta non sarà una lettera, ma una scheda elettorale, simbolo di riscatto sociale e della speranza in un futuro migliore.
Questo film non è da sottovalutare, e chi non lo ha visto dovrebbe averne modo poiché porta con sé un significato davvero molto profondo, riguardo alle lotte delle donne per i loro diritti e al fatto che combattono tuttora per conquistarli e/o difenderli.
Greta Vincenti