Il 19 marzo 2024 sono venuti a trovarci in classe Marcello Angarano e Rosa Ladisa, rispettivamente allenatore e presidente dell’Associazione Dragonlight Marton di Bari ed entrambi validissimi atleti, per parlarci del dragonboat. Molti di voi si staranno chiedendo che cosa sia il dragonboat… E noi ve lo spieghiamo attraverso le risposte che i nostri ospiti hanno dato alle nostre numerose domande!
Da quando la nostra prof di educazione fisica ci ha detto di praticare il dragon boat, ci siamo incuriositi tantissimo nei confronti di questo sport di cui non avevamo mai sentito parlare. Potreste spiegarci di che cosa si tratta?
Con piacere! Il dragonboat è uno sport acquatico che deve il suo nome all’imbarcazione che serve a praticarlo: le “barche drago”, infatti, sono costruite in modo da raffigurare un dragone stilizzato, con la testa e la coda di drago a prua e a poppa e con le scaglie decorative dipinte sulle fiancate dell’imbarcazione.
Quali caratteristiche devono avere le imbarcazioni per il dragonboat? In quale materiale sono costruite?
Le dragon boat hanno la stessa struttura di una canoa, ma sono senza copertura e la chiglia è lunga e leggermente incurvata. Hanno una lunghezza standard di 12,40 metri e una larghezza di 1,12 metri; ospitano fino a 20 vogatori seduti a coppie sulle panche, cui si aggiungono un tamburino (che scandisce la pagaiata) e un timoniere esperto in navigazione, che guida l’imbarcazione.
Il materiale tradizionalmente usato per costruire queste barche così speciali è il legno, soprattutto il tek, anche se la maggior parte delle dragon boat da competizione sono in fibra di vetro o in altri materiali più leggeri. La nostra fantastica dragon boat, che si può vedere nella darsena A Vele Spiegate del porto di Bari, è in legno.
Cosa rappresenta la testa di drago?
Beh, in Cina il drago è un animale mitologico simbolo di prosperità, fortuna e successo; è considerato il signore di tutte le acque della Terra e del Cielo e viene visto come un’entità benevola e pacifica. Proprio per questo viene usato per ornare le barche tradizionali
Ci raccontate la storia di questa disciplina?
La nascita del dragonboat è molto antica ed è legata alla figura del poeta cinese Qu Yuan, amatissimo dal popolo perché considerato un modello di lealtà e di dedizione al suo paese. Si racconta, infatti, che nel III secolo a.C. Yuan lottò con coraggio per difendere la sua patria e che, per protestare contro la corruzione dell’epoca e contro lo strapotere dell’imperatore, decise di lasciarsi annegare nelle acque di un fiume con una pesante pietra al collo. Gli abitanti del suo villaggio uscirono con le barche per cercare di salvarlo e quando capirono che non c’era più nulla da fare, cominciarono a fare rumore battendo i tamburi e percuotendo l’acqua con i remi per tenere i pesci e gli spiriti maligni lontani dal suo corpo.
Che caratteristiche hanno le pagaie usate dai vogatori?
Le pagaie ricordano un po’ le pale usate dai fornai, ma sono più lunghe; vengono costruite con materiali che vanno dal tradizionale legno all’alluminio, alla plastica e alla più efficiente fibra di carbonio (utilizzato solitamente nelle gare professionali); quella che vi abbiamo portato oggi come esempio è in legno. Nello sport agonistico la lunghezza della pagaia è regolamentata e varia da un minimo di 1,05 m a 1,30 m, mentre la forma della pala è rigorosamente standard ed ha una larghezza massima di 18 cm.
Potete dirci qualcosa anche a proposito del timone, del tamburino e dell’equipaggio?
Il timone è costituito da un remo dritto lungo circa 3 metri che sporge in acqua per lo più sul lato sinistro. L’equipaggio di una barca drago è composto dai canottieri (o vogatori), che siedono a coppie sulle panche l’uno di fianco all’altro e spingono in avanti la barca con le pagaie. Il suonatore di tamburo dà il ritmo ai canottieri in modo che abbiano tutti la stessa cadenza e li incita con le sue grida a fare del loro meglio.
In cosa consiste un allenamento?
L’allenamento consiste in una serie di esercizi di riscaldamento a secco, cui seguono l’imbarco dell’equipaggio e la pratica in acqua.
L’attività principale coinvolge la parte superiore del corpo e, oltre a sviluppare e mantenere l’apparato muscolo-scheletrico, apporta un notevole miglioramento dell’attività cardio-respiratoria; ovviamente anche la muscolatura delle gambe e dell’addome è fortemente sollecitata, quindi i benefici di questo sport sono notevoli.
Parlate del dragon boat con una passione che sembra diversa da quella per altre discipline sportive. Cosa rende così affascinante questo sport?
Senza dubbio il suo potere altamente inclusivo: innanzitutto il Dragon Boat è uno sport adatto a uomini, donne e bambini di tutte le età, dagli otto anni in avanti; poi è uno sport che richiede una strettissima collaborazione: gli equipaggi devono accordarsi per organizzare una strategia e lavorare in sincrono, cosa che favorisce relazioni di amicizia e di supporto reciproco. Per stare a galla e per arrivare al traguardo ci si deve aiutare, ognuno deve dare il proprio contributo in modo responsabile. Tutti devono coordinarsi e concentrarsi ad ogni pagaiata, diventando come un vero ‘corpo unico’. Insomma, il dragonboat esalta il valore del ‘gioco di squadra’, il senso di appartenenza, l’accordo tra le persone che si impegnano nel lavoro comune, nella pianificazione collettiva, nella divisione dei compiti e anche nella solidarietà tra i membri, dai timonieri ai tamburini, ai pagaiatori. Tutto questo, insieme allo spirito di sacrificio per il bene comune, porta al successo finale.
Che cosa è l’associazione Dragon Light Marton? Cosa ha a che fare con le Donne in Rosa?
La Dragon Light Marton Bari è l’associazione che ha portato il dragonboat a Bari e che permette a chi vuole di praticare questo fantastico sport. Il nostro rapporto con le Donne in Rosa, ossia con le donne che hanno combattuto o stanno ancora combattendo conto il cancro al seno, nasce da un progetto sviluppato nel 1996 a Vancouver dal dottor Mc Kenzie. Egli, insieme al suo staff, allenò 24 donne operate di tumore al seno per dimostrare i benefici per loro del dragonboat. Mc Kenzie, infatti, rifiutava il pregiudizio in base al quale una donna che avesse subito un intervento al seno dovesse evitare attività sportive che coinvolgessero la parte superiore del corpo e che, dunque, potessero favorire l’insorgere del linfedema (un ristagno di liquidi spesso conseguenza dell’intervento chirurgico). Dopo 6 mesi di allenamento tutte le donne coinvolte nell’esperimento arrivarono a gareggiare all’International Dragonboat Festival di Vancouver senza avere alcun problema di linfedema. Da allora le squadre di dragonboat sono diventate tantissime! Il loro successo non solo sottolinea l’efficacia di questo sport a livello fisico, ma fa capire anche quanto sia importante a livello psicologico non isolarsi nei momenti di difficoltà.
Cosa potete dirci alla fine di questa bella intervista?
Vi salutiamo dicendo che noi della Dragon Light Marton siamo la prima squadra di dragonboat in Puglia e che abbiamo rappresentato i nostri colori in alcune manifestazioni nazionali. Il nostro scopo è quello di partecipare sempre più numerosi ai prossimi eventi nazionali e internazionali. Ci piacerebbe se i ragazzi e le ragazze facessero parte della nostra allegra brigata! Allora, diventate anche voi protagonisti di questa splendida avventura! Vi aspettiamo!
Eliana Delzotti, Vicky Mao