Michele Fazio è stato ucciso dalla mafia nel 2001, qui, a Bari. E io sono dalla sua parte.
Era conosciuto come “il bravo ragazzo”, aiutava sempre tutti, rimproverava i suoi amici se avevano comportamenti sbagliati: non aveva proprio niente a che fare con la malavita della Città Vecchia, ma la malavita lo aveva scambiato per un altro, uno con il quale, invece, aveva pesanti conti in sospeso. E l’ha ucciso.
Oggi abbiamo ascoltato la sua storia e abbiamo avuto la possibilità di parlare con Lella, sua madre.
Lella è una donna dalla forza straordinaria, ed è riuscita grazie al sostegno della sua famiglia, a ottenere che fosse fatta giustizia. La sua forza le viene dalla fede, ci ha detto, ma soprattutto da Michele, “che mi guarda dall’alto”. Dopo ventidue anni, ancora lo piange, ma la sua dignità e le sue parole sono state importanti per tutti noi, oggi.
Dopo aver ascoltato la storia di Michele Fazio, veramente ho sentito la forza distruttiva della mafia, un’organizzazione così grande e tentacolare che riesce ad infiltrarsi ovunque. E’ davvero ora di capire che anche involontariamente con i comportamenti come comprare la droga, pagare il pizzo, essere omertosi si finisce proprio ad arricchire quest’organizzazione che a volte non vediamo, a volte spara in mezzo alla strada, senza pietà per nessuno.
La mafia coinvolge anche i giovanissimi, ce l’ha spiegato bene Lella, e non è colpa dei ragazzi se hanno già droga e pistole in mano: spesso sono le loro madri che gliela affidano, che li dotano di armi perché magari i loro padri sono in carcere e il loro “lavoro” devono portarlo avanti i figli, ragazzi che non possono che adeguarsi alla terribile regola dell’ “occhio per occhio dente per dente”, fino a diventare loro stessi dei criminali.
E allora voglio ribadirlo ancora una volta: io sto con Michele.
Andrea Sciacovelli