Con il sottofondo di una fisarmonica, tanta gente che osserva e parla, Amalia Tucci, paziente e sorridente ci racconta il bellissimo lavoro che per primo accoglie chi si addentra nel sottopasso di via Mola, un luogo triste e brutto che ora splende di un’aria a colori.
Amalia, ci racconti come è nata l’idea di questo Murale bellissimo?
Il tema di tutti i lavori presenti è la mobilità sostenibile ciascuno di noi ha voluto rappresentare un mezzo di trasporto sostenibile e diverso.
Io scelto uno skateboard ha all’interno un labirinto che intrappola i fumi tossici . L’dea è nata da una riflessione personale : quando siamo nel traffico, sentiamo tantissimo lo smog, soprattutto quando siamo tutti in auto, e non riusciamo a respirare aria pulita. Ricordiamoci sempre che respiriamo per vivere e che l’aria è essenziale per tutti noi. Cambiare le abitudini significa poter vivere meglio e se ognuno di noi fa qualcosa anche di piccolo, potremo realizzare qualcosa di grande e utile per tutti.
Osservandolo si notano molti dettagli che sicuramente hanno un significato specifico; ad esempio, il soggetto al centro dell’immagine è un uomo o una donna?
Il soggetto è una donna che, però, simboleggia la Natura; la donna in questo caso è un essere vivente che, come l’uomo, ovviamente, è parte della natura, anche se molto spesso ce ne dimentichiamo, ecco perché è frammentata e ci sono pesci e foglie che escono ed entrano da questa donna: per ricordarci che facciamo parte della Natura e quindi dobbiamo rispettarla ed essere in armonia con lei.
Il fumo delle ciminiere sembra spingere in alto lo skateboard, qual è il sognificato di questa immagine?
Più che spingerlo in alto, è lo skateboard che è al di sopra. Il fumo che esce rappresenta rappresenta un po’ i fumi di scarico dei mezzi di trasporto che utilizzano ancora i combustibili fossili; il labirinto simboleggia proprio l’uso dei mezzi di trasporto differenti, cio+ sostenibili. Il salto dello skateboard indica il superrare il combustibile fossile e sndare oltre.
Quanto tempo ha impegato per realizzare il suo mulare, che è molto grande…?
Ci ho impiegato una settimana intera, ma mi hanno dato una mano i volontari di Retake, in particolare Joy, il ragazzi nigeriano del gruppo, che mi ha aiutato soprattutto nella parte superiore, dove ci sono le alghe.
Lei è nata a Bari? Vive qui?
Sono di Altamura però mi capita spesso di venire qui a Bari per vari motivi. La riflessione che mi ha portata a realizzare questo lavoro parte dal fatto che anche se si visitano città diverse si nota quanto sia diversa l’evoluzione del duscorso della mobilità.
Cosa prova a vedere una sua opera che occuperà per sempre un luogo della città?
E’ come se il mio pensiero e una parte di me resti qui, è come comunicare a tante persone la mia idea e ciò che sento: anche se non arriva proprio l’idea precisa, qualcosa di me arriva. E’ una bellissima emozione.
Claudia Friso e Carola Ranieri