Ehi ragazzi, sono Nicola, e oggi vorrei condividere con voi alcune riflessioni sulla questione della divisa scolastica.
Siamo tutti alle medie, un periodo in cui iniziamo a capire cosa ci piace, e quindi, la questione dell’abbigliamento a scuola è diventata un argomento di discussione interessante.
Iniziamo con i punti a favore che alcuni adulti sollevano. Dicono che la divisa ci fa sentire uniti, parte di una squadra. Ma siamo proprio sicuri che sia sufficiente una maglia per sentirsi parte di un gruppo? Io credo proprio di no, per sentirsi parte di qualcosa ci vogliono tempo trascorso insieme, condivisione di esperienze, litigi (perché no?), e accettazione della diversità di modi di essere e di pensieri. Ci dite sempre che non dobbiamo essere tutti uguali, e allora …
Un altro punto che viene spesso menzionato da chi è a favore della divisa è che questa semplifica le cose al mattino: niente più indecisioni su cosa indossare, insomma. Ma mi chiedo se questa “semplicità” valga il prezzo della nostra libertà di scelta. Senza possibilità di esprimere chi siamo, anche attraverso il nostro abbigliamento, non rischiamo di perdere un po’ della nostra identità?
Parlando di denaro, sappiamo tutti che la divisa può costare un bel po’. E se alcune famiglie non possono permettersela? Credo che tutti dovrebbero avere la possibilità di partecipare alla vita scolastica senza doversi preoccupare di quanto costa la divisa. L’uguaglianza dovrebbe essere una priorità.
Personalmente, penso che la divisa sia una restrizione della nostra libertà. Mi piace la libertà, anche quella di poter scegliere cosa indossare perché alla nostra età anche l’abbigliamento è un modo. Sento che la divisa può farci sentire come dei robot, tutti uguali e senza personalità.
Quindi, cosa possiamo fare? La strada breve non è sempre la più giusta.
Penso che dobbiamo trovare un equilibrio. Forse c’è un modo per avere un codice di abbigliamento che ci dia un po’ più di spazio per essere noi stessi, senza creare problemi o distrazioni. Siamo giovani, e dobbiamo avere la possibilità di esplorare la nostra identità.
Che ne pensate voi? Sarebbe bello sentire le vostre opinioni su questa faccenda.
Nicola Romito
disegno di Anna Amorisco