Il 29 settembre, presso l’Atrio Cherubini del Campus Universitario “E. Quagliariello” di Bari, si è tenuta la Notte dei Ricercatori 2023, evento che tratta della ricerca scientifica aperto e dedicato a tutti. I ricercatori dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, del Politecnico di Bari, del Consiglio Nazionale delle Ricerche, dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, della Libera Università Mediterranea “Giuseppe De Gennaro” e dell’Istituto Tumori Bari “Giovanni Paolo II”, hanno accolto i tanti visitatori interessati ad avvicinarsi al mondo della ricerca con un programma ricco di laboratori interattivi, incontri, conferenze, seminari, mostre e tanto altro. Ci sono state diverse presentazioni adatte ad adulti e studenti, ma anche giochi interattivi dedicati ai più piccoli. Lo stand più accattivante tutelava la salute dei lavoratori maggiormente esposti al sole con un giubbotto che sfrutta dei sensori per rilevare alcuni parametri e verificare che siano corretti.
Abbiamo avuto la possibilità di intervistare un ragazzo laureato nel settore: il suo nome è Riccardo Ravallese, 32 anni, ed è laureato in medicina del lavoro.
“Qual è il senso di questa specializzazione?”
Questo indirizzo serve per tutelare la salute dei lavoratori e rilevare quelli che sono i rischi da prevenire e da evitare; nel mio caso, mi occupo di situazioni in cui queste persone mentre lavorano sono esposte a temperature molto alte, addirittura dannose per la salute e la protezione dell’organismo.
“Ci può descrivere i rischi che l’amianto portava ai lavoratori?”
Allora, l’amianto era un materiale utile perché era un buon isolante termico, ma era una sostanza cancerogena altamente rischiosa al livello polmonare e respiratorio perché poteva portare un cancro alla pleure. Quando la ricerca ha appurato la pericolosità di tale materiale è stato eliminato dal commercio e i siti contenenti questo materiale sono stati bonificati e l’amianto è stato smaltito in sicurezza. E’ importante monitorare anche i luoghi di lavoro dove si utilizzano sostanze cancerogene per assicurarsi che vengano usate sotto i livelli soglia e con gli opportuni dispositivi di protezione individuale (maschere, occhiali, camici, guanti).
“in cosa consiste il progetto del giubbotto?”
Questo giubbotto è stato realizzato per i lavoratori esposti al caldo (agricoltori, muratori, lavoratori stradali etc) e permette di valutare parametri quali: funzionalità polmonare, funzionalità cardiaca, temperatura corporea, ossigeno nel sangue. Con l’innalzamento delle temperature bisogna soffermarsi sulla medicina preventiva.
“Per aiutarci a capire meglio, ci spiega come è fatto questo giubbotto?”
E’ fatto di tessuto tecnico con una serie di cavi, legati a degli elettrodi che a contatto con la pelle, misurano i parametri cardiaci.
“Chi l’ha prodotto?”
Un’azienda di Milano la “Life” che l’ha usato in ambito ospedaliero. In collaborazione con questa azienda abbiamo provato ad usarla sui lavoratori che operano all’aria aperta, monitorando i parametri a distanza.
Abbiamo anche intervistato una ricercatrice del Dipartimento del Farmaco che ci ha raccontato la sua passione per la ricerca e per le molecole. Ci ha lasciato un messaggio importante: “la ricerca è fondamentale, perché ricercare vuol dire che dobbiamo ancora conoscere qualcosa”.
Dopo questa interessante intervista, abbiamo visitato alcuni dei moltissimi stand presenti: c’erano infatti zone dedicate alla chimica, all’ingegneria e all’informatica, ma anche del settore del bio-agroalimentare, della biologia, della psicologia e della tutela dell’ambiente marino.
Questo evento di divulgazione scientifica è stato importante per noi ragazzi, per capire meglio i sistemi che sono alla base di tante situazioni di vita quotidiana e anche per comprendere l’importanza della ricerca nella vita di tutti i giorni.
Giosuè Bennardo e Alberico Nigri.