Recensione del libro Nel mare ci sono i coccodrilli
versione illustrata di A. Viola e R. Vitellaro, ispirato al libro omonimo di Fabio Geda
in collaborazione con il Centro Caponnetto – Municipio 2
Enaiatollah, un ragazzino afgano di etnia hazara, ha circa dieci anni quando sua madre lo abbandonain Pakistan per consentirgli di vivere una vita migliore e salvarlo dai talebani. A partire da questomomento inizia per lui un’odissea in cinque tappe: Pakistan, Iran, Turchia, Grecia e finalmente Italia.Crescendo come profugo, sperimenterà spesso la cattiveria di cui sono capaci gli uomini, maanche fortunatamente la generosità e la gentilezza.
Questa storia, realmente accaduta, ci aiuta a comprendere cosa succede davvero quando unapersona sceglie di attraversare il Mediterraneo, scenari che noi non siamo nemmeno in grado diimmaginare e forse di comprendere pienamente perché tanto diverse dalla vita che conduciamo.Chi si “mette in mare” non ha la certezza di giungere a destinazione.
Fortunatamente quella di Enaiatollah è una vicenda a lieto fine, con un finale molto commovente, che ci fa conoscere la complessitàdella vita umana e della realtà in cui viviamo, che non è fatta solo di ricchezza e benessere.
Il libro è piacevole, scritto in modo semplice e impreziosito dalla presenzadelle illustrazioni che rendono la lettura veloce, ma contemporaneamente ti induce a riflettere.
Il titolo “nel mare ci sono i coccodrilli” è molto significativo e riprende una frase pronunciata da uno dei compagni di Enaiatollah durante il viaggio verso la Grecia, uno dei momenti che ho trovato più toccante e commovente.E’una metafora cheparagona il mare alla vita e i coccodrilli a tutti quegli eventi e persone che hanno ostacolato ilprotagonista. I coccodrilli, dunque, sono i pericoli che si possono incontrare nella vita, e verso i qualibisogna sempre essere vigili, anche quando il pericolo sembra non esserci.
Il momento che mi ha colpito di più di questa avventura è stata la telefonata tra Enaiatollah e suamadre, con la quale si conclude il romanzo. Quando il telefono inizia a squillare, Enaiatollah rimanein silenzio; si riesce a sentire il battito del suo cuore che si confonde con il ticchettio dellapioggia che picchia sulla cabina telefonica e sembra partecipare alla commozione del momento.Le frasi spezzate, le parole non dette, i lunghi silenzi arrivano dritti al cuore facendolo battere forte.Le due ultime parole “Mama?” e “Enaiat?”, accompagnate dai punti interrogativi evidenzianol’incredulità dell’incontro tra mamma e figlio e sono le piú poetiche che l’autore potesse scegliere.
Secondo me leggere storie come questa é importante perché ci aiuta a conoscere le emozioni e i vissuti dell’altro, a comprenderne la sofferenza e a liberarci dai pregiudizi spesso dovuti proprio all’ignoranza.
Vi consiglio vivamente questo libro per conoscere più da vicino Ena, un ragazzo come noi.
Eliana Delzotti
Disegno di Nicole Leotta realizzato con Procreate