In occasione della Festa dei Popoli, oltre ad assistere all’esibizione dei ballerini, dei coristi e dell’orchestra del nostro istituto e oltre a visitare i coloratissimi stand multiculturali presenti al Parco Princigalli, abbiamo avuto anche una grande occasione: quella di parlare con due volontarie dell’associazione Amnesty International!
Siamo stati attratti dalle fotografie e dagli slogano affissi nel loro stand e ci siamo avvicinati con curiosità e interesse. Le due giovanissime volontarie ci hanno spiegato in dettaglio che cosa sia e di che cosa si occupi Amnesty: si tratta della più grande organizzazione non governativa sovranazionale che, a partire dalla sua fondazione avvenuta nel lontano 1961 ad opera dell’avvocato inglese Peter Benenson, si impegna strenuamente nella difesa e nella promozione dei diritti umani sanciti dalla Dichiarazione Universale. Si tratta di un compito davvero arduo, se si pensa che questi diritti, apparentemente imprescindibili e che noi siamo abituati a considerare come “scontati”, in realtà vengono sistematicamente violati ogni giorno praticamente in tutto il mondo. Per fare solo qualche esempio, Amnesty ha organizzato e continua a organizzare campagne per liberare i prigionieri dei regimi totalitari, abolire la pensa di morte, contrastare la discriminazione verso qualsiasi forma di diversità, garantire il diritto alla salute, all’alimentazione, all’istruzione, tutelare i diritti dei migranti e dei rifugiati, impedire i processi ingiusti, porre fine alla tortura e alla violenza contro le donne…
Proprio a proposito di quest’ultimo diritto che tante donne si vedono violato, le nostre interlocutrici ci hanno parlato di un caso esemplare perché capissimo l’importanza della loro azione: il 25 gennaio 2023 la giovane attivista araba Salma al-Shebab è stata condannata a 34 anni di carcere con la sola accusa si aver pubblicato alcuni tweet!
Un altro caso impressionante che ci hanno raccontato è stato quello dei 1386 pacifisti russi che il 21 settembre 2023 sono stati arrestati soltanto per aver osato esprimere la propria opinione sulla guerra in Ucraina.
Alla fine della nostra chiacchierata con loro ci siamo resi conto che, pur non avendo fatto nulla di speciale, siamo stati fortunati a nascere in un paese come l’Italia, dove i diritti umani vengono rispettati dalla maggioranza della popolazione. E ci siamo sentiti in debito nei confronti di tante persone che, come le due volontarie che abbiamo incontrato, sostengono Amnesty International e lottano pacificamente perché certe assurdità non avvengano mai più. Vogliamo farlo anche noi e invitiamo tutti i nostri lettori a farlo, per un futuro migliore.
Luca Antonicelli, Fabrizio Delzotti