“Non lasciatevi sopraffare da nessuno. Non lasciate che sia lui a imporvi come dovete vestirvi, come dovete pensare, come dovete comportarvi e come dovete essere.
Siate voi stesse fino in fondo come lo sono io adesso. Siate quel che siete e se decidete di cambiare fatelo soltanto perché lo avete deciso voi.”
Questo è il messaggio di vita che Lucia Annibali dedica in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne.
Effettivamente, chi sarebbe questa Lucia Annibali?
Entriamo nel dettaglio:
Lucia è una giovane avvocatessa civilista che fino a qualche anno fa lavorava nello studio del padre ad Urbino.
Era 16 aprile 2013 quando, tornando a casa dal corso di nuoto, fu sfregiata con dell’acido su viso e mani dall’ex fidanzato, Luca Varani, che aveva ingaggiato due sicari albanesi per aggredirla. La donna aveva già subito delle aggressioni di cui l’artefice era rimasto anonimo, ma che poi si è capito avessero dietro sempre l’ex fidanzato, che voleva assolutamente tornare insieme a lei.
Dopo l’aggressione l’avvocatessa si è sottoposta a più di 20 interventi chirurgici, ricorrendo a pomate e maschere che da una parte lenissero il dolore e dall’altra nascondessero i segni di quanto subito.
Sono passati 10 anni dall’aggressione e 9 anni dalla sentenza seguita al processo contro gli aggressori: 20 anni di reclusione per Luca Varani e 14 anni per i due sicari albanesi.
Adesso Lucia dichiara: “Sono viva e mi sento bella”.
Il 21 novembre 2013 Giorgio Napolitano le ha conferito l’onorificenza di cavaliere dell’ordine al merito della Repubblica italiana e subito dopo lei ha avuto la forza di scrivere il libro: “Io ci sono, la mia storia di non amore” da cui poi è stato tratto il film interpretato da Cristiana Capotondi.
Anche in seguito alla pubblicazione del romanzo, l’accaduto è diventato un caso mediatico; Luca Varani ha insistito sul fatto che non avesse voluto davvero aggredirla, ma che avesse soltanto provato a sfregiarne la macchina, e che l’aggressione sia stata soltanto un incidente, ma nessuno è riuscito a credergli.
Adesso Lucia ha iniziato una nuova vita a Roma, la carriera di avvocatessa a Urbino non le appartiene più; ora si impegna nell’onorare il suo compito di deputata a favore di donne vittime di uomini violenti, inutili.
La sua storia ci insegna che abbiamo il diritto di sentirci liberi e di fare ciò che in cuor nostro ci sembra più giusto, indipendentemente da quello che pensano o vogliono gli altri.
E si insegna anche che la bellezza esteriore è solo superficiale, mentre quella a cui dobbiamo davvero dare peso è la bellezza interiore, quella dei nostri pregi e dei nostri difetti.
Quelle che seguono sono due frasi di Lucia che ci hanno particolarmente colpito e ispirato:
“Tu sei mia può essere forse una frase sussurrata in un momento di intimità, non una realtà che autorizza un uomo a trattarvi davvero come se foste in suo possesso, perché, il possesso è più parente della violenza che dell’amore.”
“Tutto si può superare se si sceglie di essere felice”.
Greta Vincenti, Arianna Agostinelli