La nostra società si basa su stereotipi, uno di questi è il concetto di normalità: un’etichetta che fa riferimento a comportamenti, idee, caratteristiche che vengono definite o considerate “adeguate” e quindi giuste.
Oggi, a tredici anni, anche grazie alle esperienze vissute in questi tre anni di scuola media, posso affermare che la “diversità ” nel vestire, nel modo di essere o di vivere può essere ed è un valore.
Uno dei miei più cari amici è un ragazzo diversamente abile. Ho frequentato con lui la scuola materna, è autistico.
Ricordo quando aveva delle crisi e perdeva il controllo: non capivamo cosa gli accadesse, e non capire non aiuta mai, neppure quando si è piccoli.
Tutti noi abbiamo imparato, grazie alla sua maestra, al tempo e anche all’affetto che abbiamo ricevuto da lui, che quando aveva questi attacchi dovevamo stare in silenzio. Eravamo piccoli e non riuscivamo a capire bene il perché, eppure lo facevamo.
Di lui, però, non ricordo solo le crisi, ma anche la dolcezza, la bontà, la simpatia, l’ intelligenza e la straordinaria memoria: accipicchia come era a bravo a giocare con il Memory!!! E quanto ci siamo divertiti!
Ebbene, con il percorso che insieme ai miei compagni ho fatto in questi tre anni di scuola media, sono finalmente consapevole, e i comportamenti che adottavo senza comprenderne bene le ragioni, ora li adotto coscientemente: sono certa che qualunque “lui” entrasse a fare parte della nostra classe, del nostro gruppo di amici, noi saremmo in grado di accoglierlo senza apporgli etichette.
Del resto siamo tutti pieni di pregi e difetti, tutti diversi e al tempo stesso normali: la normalità di ciascuno è la vera normalità, e allo stesso tempo la perfezione!
Questo è il nostro slogan ed è proprio quello su cui abbiamo scelto di lavorare nel bellissimo progetto “Abbecedario della cittadinanza democratica”, al quale la nostra scuola ha partecipato insieme a molte altre scuole di Bari.
In fondo, come ha dichiarato l’attrice Whoopie Goldberg “il normale è negli occhi di chi ci guarda. Normale non è altro il nome di un ciclo su una lavatrice”.
Elisabetta Romanini