Ho sempre sentito parlare dei “Sassi di Matera”, ma non avevo mai avuto la possibilità di visitarli e nella mia fantasia ho sempre pensato fossero dei veri e propri “sassi” da vedere e mi sono sempre chiesto cosa ci fosse di così particolare. Infatti una volta arrivati a Matera ho subito chiesto “Dove sono i sassi?” e mi è stato risposto “Tra poco li vedrai!”.
Abbiamo così cominciato a scendere una serie di scalinate, alcune strette, altre larghe, alcune pendenti e scivolose, lungo stradine molto antiche. E solo in quel momento, grazie alla nostra guida, ho finalmente capito cosa sono i “Sassi di Matera”, ovvero due quartieri, i più antichi della città, costruiti fin dal Paleolitico, che si chiamano Sasso Barisano e Sasso Caveoso. La cosa pazzesca è che queste abitazioni sono scavate nella roccia naturale della Murgia, una roccia marina simile all’arenaria, quindi molto umida e porosa, oltre che tendente allo sgretolamento.
Quindi dai due lati opposti di Piazza Sedile, esattamente frontalmente, si aprono due archi, che danno l’accesso ai “Sassi”. Da un lato troviamo Sasso Barisano, le cui abitazioni sono state scavate nella roccia, ma costruite esternamente secondo precise regole. Dall’altro Sasso Caveoso che invece si trova più allo stato naturale, nel senso che le sue abitazioni assomigliano a delle vere e proprie grotte. Infatti qui hanno girato numerosi film, come “La passione di Cristo”.
Il primo sasso che abbiamo visitato è stato quello Barisano. E di tutta questa visita, che è durata circa tre ore, c’è un aspetto che mi ha particolarmente colpito, emozionato e coinvolto.
Man mano che scendevamo lungo il sasso Barisano, la guida ci spiegava che i tetti delle case erano i pavimenti delle case che si trovavano sopra. Le case erano quindi costruite tipo terrazzamenti, tutte una attaccata all’altra e per via della composizione della pietra erano prive di luce, molto umide e prive di acqua. Infatti erano dotate di cisterne che si riempivano di acqua piovana, secondo un sistema a cascata, dall’alto verso il basso.
Il bello però è arrivato quando siamo giunti in basso. Qui la guida ci ha raccontato che negli anni ‘50 del ‘900 Matera fu considerata la “Vergogna d’Italia” perché queste case erano quanto di più malsano esistesse, dal momento che le persone vivevano in pessime condizioni igieniche. Le famiglie erano numerose e le case piccole, buie e umide, e insieme alle persone vivevano anche gli animali che non solo erano fonte economica, ma soprattutto servivano per riscaldarsi. Mancava l’acqua potabile e i servizi igienici e le malattie erano molto diffuse. A questo punto ci ha detto di alzare lo sguardo per guardarci intorno, perché solo così avremmo capito il senso di quello che ci avrebbe raccontato. E così abbiamo fatto! E in effetti aveva proprio ragione!
Abbiamo alzato lo sguardo e ha iniziato a raccontare che durante quel periodo della “Vergogna”, Carlo Levi, che era stato esiliato in Basilicata, era andato a visitare Matera, e nel vederla l’aveva paragonata all’Inferno Dantesco: Matera come l’inferno, una grande voragine capovolta, in cui i vari terrazzamenti sembrano ricordare i gironi danteschi. E non solo! A far da contorno a questo, c’erano anche le condizioni delle persone che vi vivevano, persone che assomigliavano ai dannati dell’Inferno. Infatti Carlo Levi nel romanzo “Cristo si è fermato ad Eboli” sottolinea il fatto che in questa città nemmeno Cristo è arrivato! Ancora più significativo è un passo, tratto dal romanzo di Levi, che si trova affisso in una delle case grotta, in cui l’autore esprime tutto il suo disgusto nel vedere i bambini malati, pieni di pidocchi e malattie agli occhi.
Per fortuna questo periodo di vergogna, è finito grazie all’intervento dello Stato che per anni si è adoperato per ripristinare la situazione, grazie allo sfollamento dell’area e al successivo restauro, che ha portato oggi i Sassi ad essere Patrimonio dell’Unesco e famosi in tutto il mondo.
Nei miei occhi rimarrà impressa quell’immagine dell’Inferno dantesco, e come Dante, quando visita le anime dell’Inferno, anche io mi sono sentito inquieto e ho provato pietà per questo posto e per quelle persone. Per quanto questo paragone sia vero, preferisco ricordare Matera come se fosse un grande presepe a cielo aperto, anche se quando l’ho visitata era Pasqua!
Mattia Di Marzo