Da un po’ di anni la più grande scuola di Bari, il Marconi-Hack, offre agli studenti una grandissima opportunità di crescita: l’esperienza MUNER-NY. Il progetto consente di passare una settimana nella “Grande Mela”, per poter apprendere al meglio quelle che si chiamano soft skills. Una grande opportunità non solo per vivere un’indimenticabile esperienza, ma soprattutto come occasione di crescita personale e relazionale.
“All’inizio ti senti minuscola in confronto a quegli enormi grattacieli. Allo stesso tempo l’aria colma di sogni realizzati e spezzati ti fanno sentire in un altro universo dove percepisci di poter fare di tutto”, ci racconta Emma Di Bari, una delle ragazze che ha partecipato a questo progetto. Ci ha dichiarato di come questa esperienza le sia servita per crescere e migliorarsi, in una cornice di grandi e sfavillanti luci provenienti dagli enormi grattacieli. E così abbiamo discusso di come le tante fatiche per la preparazione siano state cancellate dopo il primo passo fuori dall’aeroporto. E’ proprio vero quando dicono che a New York c’è un’aria diversa e si riesce a percepire il tanto osannato “sogno americano”. E così, nonostante il cattivo odore dell’aereo, il suo percorso è continuato. Fra simulazioni, visite e passeggiate a Central Park, il tempo passa velocemente e ci si rende conto di aver vissuto una di quelle esperienze indimenticabili che ti accompagneranno per tutta la vita, una di quelle storie da raccontare un giorno ai propri nipoti.
Ma sentiamo le parole di Emma:
-“E’ vero che appena messo piedi fuori dall’aereo, l’impressione iniziale è quella di ritrovarsi in un classico film hollywoodiano?”
-“Tutto sembrava finto, anche le rocce a Central park. Mi sentivo immersa in un grande set cinematografico. Poi i grattacieli, il parco, il ponte, la statua della libertà, non poi così grande e maestosa come ci si aspetta, ti danno la capacità di rimanere 7 giorni in un sogno. “
-“Come hai sviluppato le tue soft skills? Ti sei sentita coinvolta nel progetto? “
-” Beh, dopo aver parlato di fronte a 300 persone e aver incespicato su qualche parola, di sicuro una banale interrogazione non mi farà più paura. Purtroppo non ho avuto modo di sfruttare appieno le mie potenzialità, ho dovuto rappresentare il Nauru, un’isola di 21 km quadrati vicino all’Australia”
” – Un’ultima domanda: c’è qualcosa che ha influito negativamente sul tuo sogno americano? “
” – Sì, il cibo. Ho mangiato fast food durante tutta la mia permanenza e ho pagato il triplo rispetto all’Italia, ma per la City questo e altro^”.
Una grande esperienza come questa comporta una grande responsabilità, non solo da parte dei ragazzi, ma soprattutto di chi li sorveglia. Poiché è giusto contemplare tutti i punti di vista, abbiamo intervistato anche la docente accompagnatrice del gruppo, la professoressa Crescenza Montrone, anche lei alla prima esperienza di questo progetto.
In realtà la prof era già stata a New York, ma stavolta la sua è stata la prospettiva di una tutor, responsabile degli studenti. Lei crede molto nello sviluppo delle soft skills, e crede che questo progetto per un’insegnante di inglese come lei, rappresenti il top. E così, tra tanta ironia e una tirata d’orecchie per la pronuncia del nome, è iniziata l’intervista.
“Da docente, crede che questo progetto abbia rispettato le aspettative fissate dai vertici dell’organizzazione?”
“Le promesse sono state mantenute, il lavoro era una simulazione e l’approccio che si ha per una simulazione ti prepara ad uscire dalla tua zona di comfort, consentendo un distacco dalle banali attività didattiche. Apre nuove opportunità e va a colmare una conoscenza che nei ragazzi è mancante, la conoscenza dell’attualità. Inoltre E viene data tanta rilevanza alla mediazione, attività molto importante per la crescita degli individui. “
-” Quanto ha sentito la responsabilità dei ragazzi, soprattutto sapendo che alla sua presenza è legato il maggior numero di iscrizioni di quest’anno?”
-” La responsabilità si sentiva ma era condivisa. C’erano i tutor e la preside. Il gruppo poi è stato molto affiatato, responsabile e motivato, non abbiamo avuto per fortuna, nessun problema. Sono stati tutti bravi “.
-“Il progetto sicuramente ha avuto un costo molto alto. Crede che giustifichi la spesa sostenuta dalle famiglie?
-” La scuola propone, i genitori scelgono, io non mi intrometto nelle tasche dei genitori. E’ dal 2015 che il Comune di Bari ha il patrocinio con questa associazione. Poi riguardo al prezzo le associazioni che propongono questa esperienza sono tante, e questa è la più economica.
-“Lei a 16b anni avrebbe partecipato a questa esperienza? Cosa pensa le avrebbe dato?
“Io sono sempre stata una grande amante delle lingue, avevo voglia di mettermi in gioco e viaggiare. La professoressa Montrone 16enne avrebbe sicuramente partecipato molto volentieri”.
Il progetto è stato così importante da coinvolgere anche la Preside stessa del nostro istituto, la professoressa Anna Grazia De Marzo, che ha potuto portare l’essenza della nostra scuola anche a New York.
“Sono tornata indietro negli anni, a quando accompagnavo i miei ragazzi”.
Esordisce così la nostra Dirigente, ricordando tempi addietro e raccontando non solo della grande responsabilità, ma anche della grande organizzazione che c’è dietro un progetto del genere, elogiando quindi la macchina organizzativa.
“I tutor sono stati molto attenti ai ragazzi, che li riconoscevano come leader. Poi c’è da dire che i ragazzi sono stati molto corretti. Il ruolo di accompagnatore è stato molto facilitato.”
“Lo ritiene un investimento proficuo quello fatto dagli studenti partecipanti?”
“Certamente! Molti studenti sperperano i propri soldi per viaggi verso mete note come Ibiza, Maiorca, Barcellona… In questo caso, però, nonostante non siamo andati in giro per discoteche, siamo rimasti catturati e coinvolti nel progetto. E poi Lla capacità che ha New York di essere un set cinematografico di per sé, ti fa immaginare che da un momento all’altro compaia Spider Man planando dai grattacieli. E Central Park ricoperto di neve, i musei, la biblioteca nazionale, l’Empire… Mi sono quasi commossa. Arrivi a non avere neanche più la forza fisica di continuare ad andare in giro. Questa esperienza riesce ad aggiungere entusiasmo alla tua vita”.
“Non crede che magari debbano esserci più agevolazioni per i ragazzi che non possono permettersi si partecipare?”
“In futuro potrebbero esserci, però un’esperienza del genere è in linea con le spese sostenute e infatti è molto importante avere un po’ di soldi da parte.
“Riproponiamo la stessa domanda anche a lei: a 16 anni avrebbe partecipato al Muner?
” Assolutamente sì! Dopo anni di giurisprudenza, la visita all’ONU è stata il completamento della mia carriera giuridica. In particolare, quelli della mia generazione sentono un forte legame con i connazionali americani.
Insomma, un progetto che ha messo i tutti d’accordo e che sicuramente arricchirà la vita scolastica e non solo dei partecipanti.
Flavio Inisco, Riccardo De Giorgio, Gabriele Alloggio (Liceo Delle Scienze Applicate Margherita Hack)