A scuola, pochi giorni fa, abbiamo avuto il piacere di assistere allo spettacolo teatrale “QUI NON SI VENDONO PIU’ BAMBOLE” realizzato dalla Accademia Oltrepalco, con la regia di Rossella Amoruso e ispirato al romanzo “PER QUESTO MI CHIAMO GIOVANNI “ di Luigi Garlando.
In scena c’erano una decina di giovani attori che hanno ricordato la storia di Giovanni Falcone e il suo impegno contro la mafia.
Gli attori hanno ripercorso la vita del giudice Falcone che nacque a Palermo “con i pugni chiusi e senza piangere”, frequentò prima l’ Accademia Militare a Livorno, ma poi si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza, si laureò, divenne giudice e cominciò la sua battaglia contro la mafia. Durante la rappresentazione è stata raccontata anche la storia del piccolo Giuseppe Di Matteo vittima della mafia, che è stato sciolto nell’ acido colpevole solo perché era figlio di un ex mafioso. Sul palco il racconto degli attori ha rievocato il primo incarico del giudice Falcone a Favignana, un’ isola dove c’era un carcere di massima sicurezza, oggi invece abbandonato. Un detenuto chiede di vedere Falcone e lo minaccia con un coltello alla gola affinchè venga trasferito in un altro carcere, ma Falcone non cede, sembra non avere paura e, anche in quella situazione di pericolo, dimostra tutta la sua forza. Infine, è stato raccontato di come Falcone, durante il maxi processo, sia riuscito a mettere in carcere il mostro con una marea di condanne. Gli attori ripetevano a gran voce: “CONDANNATO, CONDANNATO, CONDANNATO “… sembrava veramente di essere presenti nell’aula del tribunale e sentire rimbombare queste parole, faceva venire la pelle d’ oca. Gli attori, all’inizio dello spettacolo, recitavano con un gilet nero, abbigliamento tipico del mafioso siciliano, ma alla fine della rappresentazione si sono tolti il gilet e lo hanno buttato via rappresentando così simbolicamente la vittoria sulla mafia. Gli attori sono stati molto bravi a rappresentare un forte e chiaro “NO” a tutte le mafie attraverso la voce e la gestualità del loro corpo, attraverso i movimenti coordinati e i giochi di equilibrio tra scarpe e lacci intrecciati per rappresentare un unico filo, una trama, quella della mafia, che unisce e arriva ovunque. Il filo della speranza e del coraggio però deve essere sempre vivo in ognuno di noi perché solo così si potrà sconfiggere il mostro, la mafia e qualunque tipo di prepotenza.
Bastano pochi gesti nella vita di tutti i giorni per fare la differenza!
Giuseppe Schirone e Matteo De Pascale