Quando l’editor ci mette lo zampino
Ogni scrittore cerca una scrittura suggestiva ricca di mistero, di atmosfere per far attrarre il lettore, per farlo attaccare alla suastoria.
E così diventa un’ossessione per lo scrittore porre il contenuto narrativo privo di errori, eppure succede che a volte tutto l’impegno messo possa essere vanificato proprio da quegli strumenti che dovrebbero aiutarci ad evitare ogni errore o refuso.
E difatti è oramai uso comune che dopo aver completato un racconto o un romanzo o anche solo un articolo come questo, l’autore si faccia aiutare dai moderni strumenti tecnologici come i “correttori automatici” o “editor”.
Dopo aver terminato l’opera lo scrittore avrà quindi tra le mani solo una “brutta copia” che, una volta passata attraverso il magico strumento, diventerà il testo definitivo.
Ma la tecnologia a volte gioca brutti scherzi, e così può accadere che in un racconto thriller, giunti al massimo della tensione, ci si trovi a leggere che “l’assassino sotto la pioggia incessante scavava una buca profonda dove seppellire la Torta” ….. invece della Morta.
Sarebbe poi molto divertente vedere Re Artù che cerca di estrarre la “spada nella Doccia” ….. invece che nella Roccia.
Rincorrere la perfezione a volte può portare a errori ben più gravi, insomma va bene farsi aiutare dalla tecnologia, ma questa non può sostituirsi all’autore che è l’unico a sapere cosa veramente vuole scrivere e dire al lettore.
Il famoso scrittore Gianni Rodari, che ha scritto un libro intero sugli errori grammaticali (Il Libro degli Errori) ha detto che “gli errori non stanno nelle parole, ma nelle cose; bisogna correggere i dettati, ma bisogna soprattutto correggere il mondo”.
Bene…..ora speriamo che il correttore automatico non lasci troppi errori in questo breve articolo che spero vi abbia divertito almeno un poco.
Vincenzo Metta
con la collaborazione di Stefano De Ros