Questa settimana è stata caratterizzata da Sanremo, evento che da 73 anni riunisce le famiglie italiane davanti alla TV.
Certamente, il giorno di debutto di questa edizione del Festival ha fatto parlare di sé in positivo, per il commovente monologo di Roberto Benigni sulla Costituzione, per la presenza del nostro presidente della Repubblica Sergio Mattarella e per la qualità della musica che da una buona percentuale del pubblico è stata ritenuta ben più che godibile, ma anche in negativo a causa della scenata che il cantante Blanco, vincitore della scorsa edizione, ha fatto rompendo i vasi di fiori presenti sul palco.
Focalizzandosi maggiormente sulla primissima parte del programma, non possiamo non rimanere colpiti dal discorso di Benigni che, essendo un grande attore e allo stesso tempo un uomo molto colto, ha fatto arrivare le sue parole al cuore di milioni di italiani. Il monologo era basato principalmente su un ringraziamento al presidente, seduto tra il pubblico, e, più in generale, a tutti i Padri e le Madri Costituenti che sono stati autori di una tra le più complete complete e belle costituzioni al mondo.
Nonostante l’esibizione sia stata gradita dalla grande maggioranza dei telespettatori, alcuni si sono indignati per il compenso percepito da Benigni che ammonta a circa trecentomila euro per un solo quarto d’ora di esibizione.
Tenendo presente che nel mondo della televisione molti vengono pagati più di lui, pur interpretando ruoli di minore spessore, auspico che ci siano più pagamenti da trecentomila euro per un contenuto come quello, con una interpretazione come la sua e ad un orario in cui molti hanno il televisore acceso.
So che purtroppo questa mia speranza difficilmente si avvererà in quanto la televisione sta andando nella direzione di diventare un mezzo di intrattenimento di basso livello culturale e non più, come per anni, uno strumento di comunicazione e istruzione.
Perché ciò? Molti, dopo giornate stancanti, una volta seduti sul divano, vogliono giusto liberare la mente con programmi frivoli e che non sempre veicolano grandi significati, però screditare una vera e propria forma d’arte e di divulgazione, come quella di Benigni, è soltanto una amplificazione ingiusta dei propri gusti personali a discapito di un qualcosa di socialmente utile.
Ivan Carlucci