L’incredibile storia che oggi racconteremo vede il suo scenario nella Grande Moschea di Parigi costruita nel 1926, considerata oggi uno dei luoghi di culto islamici più belli di tutta Europa, come gesto di gratitudine della Francia nei confronti di quei musulmani che combatterono contro i tedeschi nella prima guerra mondiale.
Immaginiamo per un attimo di vivere nella Francia del 1940 invasa dai nazisti, immaginiamo di essere ebrei che all’improvviso si trovano in pericolo di vita e cercano una via di fuga.
In questo clima di terrore, molti ebrei si rivolgono proprio al capo Imam della moschea di Parigi, Si Kaddour Benghabrit di origini algerina, per chiedere aiuto e protezione dai rastrellamenti dei nazisti, ormai all’ordine del giorno.
L’Imam, nonostante stia mettendo in pericolo se stesso e la comunità che guida, senza indugio, accoglie migliaia di ebrei, nascondendoli all’interno della moschea, precisamente nei suoi sotterranei, con lo scopo di evitare che vengano deportati nei campi di concentramento, affidandoli alla resistenza che li avrebbe successivamente condotti fuori dal Paese, sani e salvi.
Per proteggerli, l’Imam non esita ad ingannare le autorità tedesche creando documenti falsi, in modo da farli passare come musulmani, soprattutto bambini, considerato che per i nazisti risulta difficile distinguere gli ebrei orientali dai musulmani visto che parlano la stessa lingua e hanno nomi simili.
Non si sa precisamente quante persone sono state salvate dall’Imam Si Kaddour Benghabrit, ma gli studiosi stimano tra 500 e 1600. Forse anche di più.
Questa è senza dubbio una storia di pura umanità, colma di speranza e di fiducia tra uomini di differenti religioni, una storia di solidarietà, una storia da non dimenticare, mai.
Chi salva una vita salva il mondo intero.
Un uomo da ricordare.
Nel 2005 un’associazione di donne ebree e musulmane ha presentato una petizione all’Ente nazionale per la memoria della Shoah, affinché Si Kaddour Benghabrit venga riconosciuto tra i Giusti fra le nazioni.
Arianna Manfredi