Il giorno mercoledì 9 novembre, nell’ambito del corso di formazione rivolto ai docenti “Sono Stato Io”, presso il Palazzo della Regione Puglia, è intervenuta la Dottoressa Fiammetta Borsellino, figlia del giudice Paolo, e noi, in qualità di inviati del nostro giornale, abbiamo avuto la fortuna di ascoltarla.
Fiammetta è una donna sorridente e serena che ha parlato senza filtri, desiderosa, si capiva senza ombra di dubbio, che le sue parole non fossero memorie di un tempo passato, ma avessero un senso nel nostro presente e nel nostro futuro.
Ha racccontato episodi della sua infanzia e della vita del padre in maniera molto personale, evidenziando aspetti e sensazioni della lei adolescente nella quale è stato facile ritrovarsi.
Fiammetta ci ha fatto conoscere il giudice Borsellino uomo, ci ha spiegato che suo padre amava trascorrere il tempo con i giovani, soprattutto per far capire loro quanto fossero importanti l’istruzione e la cultura.
L’uomo che immaginavamo sempre serio e chino su un mare di documenti era una persona che affrontava con ironia i pericoli di una vita dedicata agli altri: si svegliava la mattina presto “perché devo fottere il mondo con due ore d’anticipo” , e scherzava spesso anche sulla sua morte. Quando una volta la figlia gli chiese il permesso di andare in vacanza lontano da casa, lui le rispose di no poiché “se mi ammazzano quando sei laggiù come ti raggiungo?”
Secondo Fiammetta Borsellino la mafia sarà sconfitta quando i giovani la rifiuteranno: ecco perché bisogna parlare di mafia, conoscere e studiare questa realtà, mettere in atto comportamenti virtuosi, a partire da quando si è piccoli!! Il bullismo è un fenomeno che riproduce tante delle modalità che caratterizzano la mafia, ecco perché bisogna che tutti lo constrastiamo con decisione e coraggio. Tacere davanti ad un bullo significa essere omertosi, e l’omertà è uno dei tasselli che tengono in piedi la Mafia!!!
Siamo felici e onorati di aver partecipato a questo evento, e ci auguriamo che questo articolo faccia riflettere tanti ragazzi e tante ragazze come noi .
A fine incontro, è stata data a tutti i presenti la possibilità di fare domande, e noi abbiamo chiesto come Fiammetta si sentisse ad essere la figlia di un giudice tanto importante per la lotta contro la mafia, quanto a rischio di essere ucciso.
La sua risposta ci ha molto colpito: suo padre ha sempre voluto vivere e ha permesso alla sua famiglia di essere libera, senza che la paura avesse mai il sopravvento. E questo è il messaggio che più di tutti portamo con noi: vivere sempre, secondo giustizia e senza paura!
Adelinda Vurro e Antonio Trentadue