Non ricordo nulla. Davvero. All’ improvviso mi sono ritrovato solo, per strada. E poi… le macchine che si fermavano di colpo, le persone che si sbracciavamo, alcuni che mi chiamavano, altri che mi rincorrevano. Io guardavo tutti, non capivo e correvo via.
Era come se non li sentissi, sapevo solo che dovevo continuare a correre.
Poi qualcuno mi ha bloccato. Mi ha messo una mano sul dorso. “Lasciami andare!” – avrei voluto abbaiare. E invece ero lì, bloccato su quel maledetto marciapiede.
La mano è diventata presto morbida. Ha cominciato ad accarezzarmi… E gli occhi di chi mi teneva fermo cercavano il mio sguardo… Ma io continuavo a non capire. “Diamine, cosa sta succedendo?”
Ogni tanto qualcuno si fermava, per rendersi conto, per chiedere: una mamma con un ragazzino, una donna con un cane, un uomo. Si è formato un capannello. Io… io continuavo a non capire.
È passato molto tempo, forse un’ora. Ero in balia di quella gente ma anche e soprattutto di me stesso, del mio desiderio di riprendere a correre per andare… andare? Ma dove?
Sono arrivati i vigili. Io ero lì e loro parlavano di me. Hanno fatto delle telefonate.
Poi sono arrivati altri uomini. Mi hanno fatto salire su una strana macchina.
Ora sono qui. In una stanza arieggiata. Mi danno da bere e da mangiare. Mi parlano.
All’inizio ho avuto l’istinto di difendermi. Poi ci ho rinunciato. Non ce n’era bisogno.
Di una sola cosa sono sicuro: la mia famiglia non verrà a riprendermi. Perché io una famiglia ce l’avevo, ma… Forse sono troppo vecchio, forse ho fatto qualcosa di male, forse non ero più simpatico, forse non li rendevo più felici…
Io però una famiglia la vorrei di nuovo…
Se ti va, vieni almeno a trovarmi. Sono al Canile Sanitario di Bari. Mi faresti tanto piacere.
Louis (con l’aiuto della maestra Barbara Buono, Scuola Primaria Anna Frank)