Sabato 12 marzo l’autrice Florisa Sciannamea ha tenuto una relazione sulla storia della calzatura. La scelta della tematica è stata in linea con la tipologia di prodotto in vendita presso il negozio del signor Nino Armenise, nel cuore del quartiere Poggiofranco, location scelta per l’incontro. L’intervento della scrittrice ha chiuso una settimana dedicata alla celebrazione della figura femminile attraverso una serie di incontri promossi dalla commissione “Cultura e Sport” del Municipio 2, presieduta dalla consigliera Alessandra Abbatescianni, dal titolo “Il commercio…si veste di donna”. Gli incontri si sono tenuti in luoghi tra i più disparati che, seppur non reputati convenzionalmente idonei ad ospitare eventi culturali, sono stati eletti invece a sedi accoglienti e coerenti con la tematica: negozi di abbigliamento adulti e bambini, coiffeur, pasticcerie etc.. La scelta di questi luoghi mirava all’obiettivo di raggiungere un maggior numero di persone rispetto al pubblico che tradizionalmente frequenta gli spazi “culturali” (librerie, teatri, circoli letterari, musei…), per condividere una tematica di così grande interesse sociale.
Il negozio di Nino Armenise si è così trasformato in un piccolo salotto culturale, in cui gli ospiti hanno preso posto sui pouf solitamente usati dalle clienti per provare le calzature e gli accessori in vendita.
Ad introdurre l’autrice è stata la consigliera Abbatescianni, che prima ha illustrato il contenuto del libro Dieci ragazze per me e successivamente ha invitato la scrittrice a relazionare sull’evoluzione e sul significato simbolico della calzatura, specie femminile.
Partendo dalla notizia del primo ritrovamento in Armenia di una scarpa femminile, di numero 37 e mezzo, risalente a 3500 anni fa, Florisa Sciannamea ha ripercorso sinteticamente le trasformazioni, nei secoli, di uso e valore assunti dalla calzatura in base alle diverse civiltà (Assiri, Egizi, Cinesi, Greci, Romani, Franco-Normanni, Europei tra XVI e XX secolo…). La scrittrice si è soprattutto soffermata sui molteplici cambiamenti, nella forma, nel tacco, nella destinazione d’uso etc. , che questo oggetto ha subito nell’ultimo secolo.
La chiacchierata, ricca di aneddoti, a volte anche curiosi e divertenti, si è chiusa tuttavia con una nota drammatica, cioè il riferimento e la spiegazione della nota installazione del 2009, nella piazza della città messicana Ciudad Juárez, dell’artista Elina Chauvet “Zapatos Rojos”. Come ha ricordato la scrittrice, quella installazione è nata a denuncia dell’ondata di femminicidi avvenuta nella stessa città negli anni Novanta ed è stata suggerita all’artista dalla tragica morte della sorella per mano del marito. Dopo la relazione tenuta dalla Sciannamea, è ancora più chiara la simbologia delle 33 paia di scarpe: rosse come il sangue delle donne uccise e vuote dei loro piedi.
Perché è stata scelta proprio la scarpa?
Ancora una volta è la stessa Florisa Sciannamea a rispondere a questa domanda: “Perché la scarpa protegge i nostri piedi e ci permette di camminare a lungo, anche su sentieri impervi, e quindi è simbolo di libertà. Una donna senza scarpe è una donna alla quale è stata tolta la libertà, in casi estremi anche la vita. Questo è il motivo per cui il 26 novembre di ogni anno, a ricordare la morte di tante donne, si organizzano installazioni con scarpe rosse in tante città del mondo.”
Alice Frigerio