Il karate, originariamente chiamato To-De (mano vuota), nasce nell’isola di Okinawa in Giappone verso la fine dell’Ottocento, come sistema di difesa ma senza l’ausilio di armi.
Nel passato erano solo gli uomini a studiarlo e a praticarlo, ma oggi anche le donne si sono appassionate a questo sport.
Esso è un’arte marziale che insegna il combattimento con disciplina e regole ben precise ed ha diversi stili; i più praticati sono: shotokan – che è il più diffuso – shotokai, goju-ryu, wado-ryu e shito-ryu.
L’abito indossato per il karate si chiama kimono, una giacca chiusa in vita da una cintura. I sei colori della cintura designano il grado raggiunto dal praticante e sono: bianco (praticante di primo grado), giallo, arancione, verde, blu, marrone e nero (praticante di massimo grado). Questa classificazione in gradi è detta dan e si focalizza sul perfezionamento personale dell’allievo. I gradi detti kyu, invece, distinguono apprendisti e maestri.
Il karate non può essere considerato soltanto uno sport, ma è una vera e propria filosofia di vita. Infatti esso permette di migliorare la concentrazione, la coordinazione e la disciplina, oltre a fornire un insegnamento fondamentale che è alla sua base, ossia il rispetto verso il prossimo.
Massimiliano Figliuolo