Molti giovani italiani praticano l’hip-hop, ma quanti ne conoscono la storia?
L’hip-hop non è semplicemente una danza, ma è un movimento culturale che nacque a New York, nel quartiere del Bronx, negli anni ’70 del secolo scorso.
Specialmente all’epoca, il Bronx era un quartiere povero e malfamato, dove spesso le persone, vittime della povertà e dell’abbandono, si sfidavano per ottenere un territorio, finendo, in molti casi, addirittura allo scontro fisico.
Fortunatamente ad un certo punto (negli anni ’70, per l’appunto), proprio lì, nacque l’hip-hop, che rappresentò per i giovani un’occasione per mettere da parte gli scontri e la violenza e sfidarsi in gare di ballo e di “canto”.
L’ hip- hop, insomma, salvò la vita a tante persone.
All’hip-hop sono collegate diverse altre altre discipline molto amate dai giovani;
una di queste è sicuramente la Break dance, la ” mamma” dell’hip-hop: i ballerini che la ballano vengono chiamati B-boys e B-girls .
Ricordiamo poi il MC’ing, letteralmente “il maestro delle cerimonie”, ovvero, il Rap, il Writing, cioè il graffitismo, un modo di esprimersi attraverso le coloratissime bombolette spray con le quali vengono realizzati dei graffiti sui muri delle città, oppure sui treni, di notte, per far capire a tutti l’ appartenenza ad un quartiere, o anche il proprio Tag (nome in codice che ciascun gruppo si attribuisce), il DJnig, cioè il Disk Jokey, colui che gioca con i dischi creando basi per chi rappa.
E’ incredibile pensare che un’arte tanto bella che sprigiona energia, forza e vita sia nata in un quartiere così povero dove addirittura, durante la prime feste hip-hop (i Bloch Party), veniva rubata la corrente dai lampioni, perché gli abitanti del Bronx non ne disponevano… Eppure è così, e forse è proprio questa la magia che questa arte sprigiona: la magia della forza pura!
Alessia Romito