Il 7 dicembre 2021 ho intervistato il mio maestro di scacchi Marco per sapere come è nata la sua passione per questo interessantissimo e antichissimo gioco che risale al VI secolo: era chiamato “il gioco dei re” perché, sfidandosi tra loro, i sovrani sviluppavano abilità strategiche.
Il gioco degli scacchi è un vero sport per la mente, e per diventare un vero campione bisogna studiare le regole per almeno 30 anni e giocare almeno otto ore al giorno.
Ma torniamo a Marco. Quando era ancora un bambino, i suoi genitori gli regalarono una bellissima scacchiera di legno: nessuno di loro era un giocatore di scacchi e, infatti, lui imparò da autodidatta, leggendo e studiando le infinite regole che caratterizzano questo “gioco”… “non basta una vita per impararle tutte”, dice sempre.
Si perfezionò inizialmente sfidando un suo compagno di classe e, poiché lo batteva sempre, si accorse di avere una dote innata per gli scacchi.
Successivamente, grazie ad un amico agonista di età avanzata, ebbe l’ulteriore conferma di possedere un talento innato!
Marco ha partecipato a numerosi tornei in tutta Europa, a Cracovia, a Barcellona … e di questa passione ha fatto un lavoro a tempo pieno.
Partecipare ad un torneo di scacchi è davvero impegnativo, e molti sono all’oscuro di tutto ciò che c’è dietro ad una apparentemente semplice scacchiera: una partita regolamentare può durare anche più di cinque ore; stare per così tanto tempo seduti e concentrati, i giocatori necessitano di una preparazione atletica che dia loro forza e concentrazione: molti praticano la corsa, ad esempio il decimo giocatore al mondo corre un’ora e mezza ogni giorno.
A differenza degli sport aerobici, durante le partite di scacchi, la tensione si accumula e quindi è importante essere in forma e scaricare il nemico più temibile …la tensione!
Per giocare a scacchi ci vuole, dunque, un’ottima preparazione mentale; gli scacchi migliorano la fantasia, la creatività, il problem solving, la concentrazione, la memoria, l’attenzione, la capacità di lettura e di interpretazione.
Per Marco, insegnare ai bambini e ai ragazzi questo gioco è sempre emozionante, perché ogni volta crea con loro un rapporto intenso e di forte empatia, come se fossero suoi figli.
Marco avrebbe voluto parlarmi delle sue incredibili esperienze ancora per ore e ore ed io lo avrei ascoltato ancora per tanto tempo, ma purtroppo la mia lezione doveva iniziare…! Al termine di questa divertentissima e interessantissima intervista, mi ha dato due consigli vincenti per diventare un bravo giocatore e cioè affinare la capacità di concentrazione per evitare di sbagliare e saper controllare le emozioni!
Carola Cardascia