I MANESKIN: VERA BRAVURA O SOLO MARKETING?

“HANNO UN’ENERGIA INCONTENIBILE”. “SONO COSTRUITI A TAVOLINO”. DAMIAN0, VICTORIA, EITHAN E THOMAS FINISCONO SOTTO L’OCCHIO DEI MUSICISTI.

I Maneskin sono sicuramente una delle più note e discusse band del momento. Secondo alcuni, il loro ultimo grande successo, il travolgente tour negli Stati Uniti e l’ apertura del concerto dei Rolling Stones, è prova della loro grandezza: sebbene si siano esibiti con solo tre canzoni e un medley, infatti, nessuna band italiana era mai arrivata a questo livello. Secondo altri, invece, sono un fenomeno passeggero e sopravvalutato.

Insomma, quello di Damiano David, Victoria De Angelis, Eithan Torchio e Thomas Raggi è vero talento o semplicemente il risultato di un enorme impresa di marketing e fama? Gli esperti di musica hanno avuto la parola per dare una risposta a tutto questo. Ascoltiamoli!

DA VIA DEL CORSO A LAS VEGAS IN QUATTRO ANNI

Roma, via del Corso, 4 maggio 2017. I Maneskin, jeans e t-shirt suonano

reggaeton davanti a un negozio. Per terra, la fodera della chitarra aperta

per raccogliere le monetine. Las Vegas, 6 novembre 2021. Top in pailettes

e occhi truccati, la band sale sul palco dell’Allegiant Stadium per aprire il

concerto dei Rolling Stones di fronte a 65 mila persone. Mick Jagger, il

leggendario frontman dei RollingStones, li saluta in italiano: «Grazie mille

ragazzi!». Nel frattempo, una valanga di successi: XFactor, Sanremo,

l’Eurofestival, i complimenti di Vasco e Celentano, un disco di platino, la

vittoria come migliore band rock agli MtvEuropean Music Awards, la

pagina sul New York Times, l’ultima campagna pubblicitaria di Gucci e

milioni di followers su Instagram . Ancora minorenne Victoria De Angelis,

bassista del gruppo, spiegava che rockstar si nasce, non si diventa.

Di fronte alla Maneskinmania, però, il mondo si divide in due: quelli che «i

giovani rocker romani sono bellissimi, i nuovi Led Zeppelin» (e chi li critica

è pura invidia) e i vecchi fan del progressive rock degli anni sessanta,

cresciuti a Pink Floyd, che storcono il naso e parlano di tanto fumo e una

geniale operazione di marketing.

“PIENI DI ENERGIA… IN UN LOOK ACCURATO”

Manuel Agnelli, che li ha fatti crescere ad X Factor, è sentenzioso: «Hanno

un talento mostruoso, hanno riportato il rock sulla scena mondiale, stop».

Mettiamo pure che Agnelli sia di parte e andiamo oltre. «Fanno

canzonette? Ma no, la provocazione, l’aggressività, basta ascoltare Zitti e

buoni. Sono trasgressivi, mantengono il palco e un concerto sold out, alla

loro età cosa si può chiedere in più?», commenta Red Canzian, il bassista

dei Pooh, band da milioni e milioni di dischi venduti e un tour americano

già nel 1973. Sul tema trasgressione qualche dubbio si muove: «Il rock è

dannato, loro al contrario sono angelici: non vorremmo che il loro

successo stesse soprattutto racchiuso in un look ben curato e nel bel

faccino di Damiano». Iva Zanicchi, che a 20 anni cantava, alza gli occhi al

cielo: «Sono giovani e belli, e allora? Comunicano una vitalità pazzesca. E

poi se vinci un Eurofestival significa che qualcosa dentro ce l’hai». Non

basta. Per altri giornalisti i ragazzi li amano perché i Maneskin incarnano

perfettamente la loro generazione, «sospesa tra ragazzi e ragazze,

sostenente delle battaglie Lgbt, alla moda e internazionale». E Orietta

Berti, che a 78 anni ha cantato con Fedez e Achille Lauro, rincara la dose:

«Quanti tra i giovani di oggi conoscevano il rock prima dei Maneskin?

Nessuno. Sono straordinari, hanno cambiato la musica italiana».

RIVOLUZIONARI? MA NO …

Se sulla grinta sono tutti d’accordo, sul sound i pareri si dividono. «I

Maneskin rivoluzionari? Ma dai, il rock è altro…», dice Ivano Michetti dei

Cugini di Campagna, otto serate piene al Madison Square Garden di NYC

nel 1975. E sottolinea: «Primo: non si apre il concerto dei Rolling Stones

portando due pezzi e continuandoa cover. Secondo: come primo Mamma

Mia come gli Abba non è un omaggio, è una ruffianata. Terzo: il look del

concerto di Las Vegas l’hanno solamente copiato da noi. Detto questo,

sonoromani come noi, bravi ragazzi e gli auguro tutto il bene. Ma ne

hanno ancora da imparare…». Altri sottolineano: «Il loro non è plagio, ma

fanno cose già sentite 50 anni fa: il canto strappato di Alice Cooper, i riff

ispirati al glam-rock, gli occhi truccati comeOzzy Osbourne. Un gruppo

ben costruito dal management». E il look, qui, ha un ruolo importante. «Il

loro è studiatissimo, ispirato al gender fluid», dice Giusi Ferré. «Si

presentano come rivoluzionari, ma sono sofisticati, come icone del rock

chic. «Sia chiaro: io sono felice per loro. Ma i Maneskin non sono rock,

fanno pop. E no, non sono bravi musicisti. Attenzione: un milione di

ascolti in streaming, spesso gratuiti, non sono un milione di dischi

venduti. Sono ancora dei ragazzi… Sai quanto hanno lavorato Nannini,

Negramaro, Eros, Pausini per arrivare dove sono?» dice Claudio Trotta,

produttore artistico italiano che ha fatto suonare in Italia molte band del

mondo.

Rimangono i dubbi, rimangono le teorie sul loro successo e sulla loro

musica ma di una cosa si è certi, nel panorama mondiale i maneskin

continuano a sfondare!

Federico Bagnulo

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